sabato 30 maggio 2015

In un clic

Ho deciso di dare un nuovo taglio al blog.
E sono assolutamente certa che di questo ve ne siate accorti tutti.
Che poi 'sti "tutti" non ho ben capito chi siano. Ciononostante è proprio a voi che sto parlando, sappiatelo.
Perché "In un clic"?
Vi do una risposta chiara precisa e concisa: m'ero rotta le palle di parlare dei fatti miei ad cazzum.
Poi insomma, ho 'sta manìa che scatto sempre foto come un'infoiata.
Ho raccolto milioni di foto.
Scatto ogni giorno.
Ci penso ogni giorno.
Me le sogno di notte.
La mia libido ha dei picchi pazzeschi ogni qualvolta io mi ritrovi ad immaginare (cosa che capita piuttosto spesso) l'eventualità d esporre le mie foto, ordinarle seguendo un filo logico, farle parlare.
Ho detto esporre?
Dio come godo.

Certo che però un lavoro del genere è lungo.
Perché le foto che scatti prima devi imparare a conoscerle.
Poi ci devi prendere confidenza.
Ascoltarle.
Dar loro una bella botta di vita quando vedi che sono un filino giù di corda
Aiutarle a darsi una collocazione.
Scorgere del potenziale laddove questo faccia fatica ad emergere.
Un po' come una mamma con i suoi bambini.
E questo richiede tempo, costanza, pazienza e determinazione.
Qualità di cui credo d'essere quasi del tutto priva purtroppo.

Poi succede che quei due neuroni che ti rimangono in testa crashano e tu combini la solita cazzata che rallenta all'inverosimile ogni tuo progetto.
Tipo che ti presenti in Centrale di Milano alle 17,30 di sera, convinta di prendere il biglietto e salire poi sul treno per Padova delle 18,00.
Di venerdì.
Il venerdì prima di un ponte.
E non il venerdì prima di un ponte qualunque, macchè! Scherziamo?
No, il venerdì prima di un ponte, in cui, esattamente il giorno prima c'è stato il "Radio Italia live" in Piazza del Duomo.
Avevo capito che c'era qualcosa che non andava.
Stazione intasata di adolescenti vocianti.
File chilometriche davanti alle scale mobili che manco Gardaland a ferragosto.
Gente che urlava disperata chiedendo ai controllori se ci fossero autobus sostitutivi.

Alla fine ho preso il treno alle 20,05. Perché il biglietto per l'unico posto ancora disponibile nella fascia oraria 18,00/20,00 mi sarebbe costato 110 euro.
Sono rimasta due ore in Centrale a guardare la gente che mi passava davanti, cercando inutilmente di concentrarmi sulla lettura di "1Q84"
Ho passato così tanto tempo seduta su quella fottutissima panchina davanti ai binari che mi stavo rassegnando a sostare lì per il resto della mia vita e campare di stenti.

Sono arrivata a casa alle 23,00, dopo una piacevole scarpinata di mezz'ora, che a Padova i mezzi pubblici dopo una certa ora latitano.
Poi anziché preparare la nuova valigia visto che domani parto e vado quattro giorni in Friuli col moroso (ebbene sì, ho il moroso adesso), mi sono messa a fare una roba di una certa importanza e utilità: cazzeggiare.

Così mi ritrovo adesso senza valigia pronta ma soprattutto senza foto.
Con le mani che prudono per la voglia di scrivere però.
E quindi ho scritto.

Ancora non sono proprio decisa sul vestito da dare al nuovo blog. Come posso conciliare la voglia di scrivere quello che mi pare con l'esigenza di rimanere fedele al tema portante che è appunto la fotografia?
Forse ci vuole un titolo nuovo?
Forse funziova di più quello vecchio?
Vado a fare la valigia che è meglio.


sabato 23 maggio 2015

Tornare

Sì, insomma, mi mancava scrivere.
Sicché ad un certo punto mi sono detta che forse era il caso di aprire un altro blog.
Ma poi ci ho riflettuto un pochino sopra: "Cazzo sto ad aprire un blog che c'ho il -Memyselfandio- che sta a prendere polvere tra gli scaffali più nascosti e reconditi del web?"
Così sono tornata. Con una nuova veste grafica eh (sono passata dal viola al bianco. Stop. Un lavorone)
Il prossimo step sarà quello di cambiare la foto del profilo.
Visto che in questo ultimo anno sono notevolmente cambiata volevo che ciò si riflettesse anche sulla mia immagine.
Cambierà anche il blog. Vorrei parlare un po' meno dei cazzi miei e affrontare discorsi utili ai più. Magari pubblicare più foto.
Ma poi boh, non lo so.
Alla fine farò un po' il cazzo che mi viene.
Come sempre.