venerdì 9 ottobre 2015

Paduv'è

Padova ha iniziato a chiamarmi nel 2011. Solo che trovava sempre occupato.
Prima di allora mi era capitato diverse volte di sentire nominare questa città, ma non la conoscevo affatto.
E voi? Voi la conoscete Padova? Cosa vi viene in mente quando vi dico la parola Padova?
Se vi dicessi Roma vi verrebbe in mente il Colosseo.
Pensi a Milano e vedi le guglie del duomo.
Padova di solito la associ a Sant'Antonio.
Ecco, il primissimo ricordo che ho di Padova in quanto concetto, risale ai tempi dell'oratorio estivo (1994?1995?), quando scoprii con grande rammarico che la gita del giovedì non sarebbe stata a Gardaland (ah, bei tempi quando i bambini venivano portati in gita a Gardaland e non all'Expo!), ma a Sant'Antonio, che nella fattispecie non era né più, né meno che una chiesa.
L'equazione "Oratorio=Gita a Padova=Sveglia alle cinque del mattino=Chiesa" bastava di per sé a farmi desistere.
Non ci andai.
Mia madre si incazzò come una bestia, perché "Ti sei  presa l'impegno di andare all'oratorio estivo e adesso lo porti a termine". 
Io non ci andai comunque. E col cazzo che mi sarei svegliata alle cinque del mattino per andare in chiesa. A fa cusé poi? A pregare? Ma va là.

Successivamente, mi capitò diverse volte ancora, ovviamente, di sentire parlare di Padova. Da quello che avevo sentito dire, avevo capito trattarsi di una città industriale, un po' incasinata. Tipo Milano. Sì, ma più piccola. E con la chiesa di Sant'Antonio. Che non avevo idea di come fosse, ma in quanto chiesa non mi interessava per nulla. Insomma Padova non m'attirava.

Poi nel 2011 Padova, mi chiamò la prima volta.
Lo fece con la voce e il telefono della ragazza con cui poi ho vissuto per un mese e mezzo a Londra. Conosciuta per caso, veniva dalla provincia di Padova.
Fu la prima ad insegnarmi qualche parola in veneto. Parole che dimenticai nel giro di un paio di mesi.
Quando tornammo da Londra mi chiese diverse volte di andare a trovarla.
Non ci andai mai.

La seconda volta fu nel 2012.
Avevo conosciuto questo tizio per caso, e indovinate un po' da dove veniva? Dalla provincia di Padova.
Quando lo andai a trovare, ricordo che mi segnai su un foglietto il nome del paese in cui sarei dovuta approdare col treno. Perché un nome del genere non l'avevo mai sentito prima e temevo di dimenticamerlo: Monselice.
Infatti poi per sbaglio scesi a Rovigo. Ma questa è un'altra, tristissima, storia.
Quella mattina partii presto di casa. Indossavo una maglietta rosa con dei piccoli bottoncini sul seno che non ne volevano sapere di rimanere allacciati.
Ricordo quel giorno a Monselice.
Ricordo quella piccola stazione schiacciata in mezzo ai monti. Ricordo lo fontana triste appena là fuori. Ricordo la campagna. Campagna, campagna e ancora campagna. Avevo vissuto per 28 anni nell'hinterland milanese. E la vista di tutta quella campagna mi dava alla testa.
Ricordo la sensazione di estraneità che mi inebriava.
In moto con lui mi sentivo lanciata come la pallina di un flipper verso l'infinito e oltre. 
Ed ero solo a Monselice.

Mi chiese di tornare a trovarlo. 
Non ci andai mai.

Ma quando Padova chiama, arriva un bel momento in cui non puoi più tirarti indietro.
Si dice che quando finisci in una città o in un paese in seguito a tutta una strana serie di coincidenze, vuol dire che con quel luogo hai un legame karmico.
Ecco, mi viene da pensare che forse chissà, in qualche vita precedente devo essere vissuta a Padova. O forse nelle campagne circostanti. D'altra parte mio nonno paterno era di Treviso, quindi chi mai può escluderlo.

Padova mi ha richiamata per la terza volta nel 2013. 
Grazie ad Adhara. Conosciuta per caso grazie al blog.
Ricordo perfettamente il giorno in cui sono scesa alla stazione di Padova per la prima volta.
Ricordo che uscii dall'entrata principale. Ricordo il grande spiazzo che trovai davanti.
"E questa è Padova" mi dissi.""Ciao Padova, sono arrivata finalmente, hai visto?"
Padova non rispose ma continuò a padoveggiarmi davanti agli occhi e quello mi bastava.

Ancora non avevo la più pallida idea che, nel giro di qualche mese, in quei luoghi, ci sarei passata ogni singolo giorno della mia vita.

Ricordo quel pomeriggio. Un freddo pomeriggio d'inverno.
Ricordo la ricerca, impossibile del parcheggio.C'era un fottìo di gente e per me, che ormai mi ero assuefatta alla semi-deserta Ravenna, mi pareva d'essere tornata nella civiltà.
Ricordo i mercatini di Natale in via Roma. Dove comprai dei cannoli siciliani.
Ricordo i palazzi antichi del centro, di cui mi innamorai perdutamente fin dal primo istante.
Ricordo Prato della Valle illuminata dalle luci di Natale. Si apriva davanti ai miei occhi con tutta sua maestosità e quasi mi pareva un sogno.
Desiderai ardentemente andare a vivere lì.
Ed è successo.

Sette mesi dopo ero in Piazza dei Signori a fare il primo aperitivo insieme al Moro.
Qualche ora più tardi tornavo a casa e dicevo alla mia coinquilina che lui no, non sarebbe mai potuto essere l'uomo della mia vita.

E ricordo un pomeriggio d'estate. Un pomeriggio di questa estate. Che sembra ieri e invece e già passato da un pezzo.
Dovevo andare a trovare una carissima amica conosciuta per caso.
Che abita proprio vicino a Monselice.
Ricordo quando scesi dal treno e ritrovai la stessa stazione vista due anni e mezzo prima.
"Ciao Monselice! Hai visto che sono tornata? Ma ti rendi conto delle coincidenze che mi hanno spinta fino a qui? Ma ti pare? Adesso ho una carissima amica che abita  vicino a te, sai? Verrò a trovarti ancora sicuramente!"
Nemmeno Monselice ripose, si limitò a monseliceggiare.
E a me bastava. 
Poi vidi la mia amica e andammo a fare un giro per il paese.
Ad un certo punto mi accorsi di un piccolo particolare a cui non avevo fatto caso per nulla fino a quel momento. Indossavo la stessa maglietta rosa che avevo sul il giorno in cui ero andata a Monselice quasi tre anni prima. La stessa maglietta, Quella che non metto mai perché i bottoni sul seno non s'alllacciano.
La stessa maglietta, stesso modello, stesso colore, stessa marca, che aveva comprato tre anni prima anche mia nipote. A lei veniva comoda per allattare perché aveva partorito da poco.

E poi le chiamano coincidenze.


E pensavo dondolato dal vagone: 
"Cara amica il tempo prende, il tempo dà, noi corriamo sempre in una direzione, ma quale sia e che senso abbia chi lo sa. 
Restano i ogni senza tempo, le impressioni di un momento, le luci nel buio di case intraviste da un treno. 
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno"

(Francesco Guccini -Incontro-)






mercoledì 9 settembre 2015

Il Veneto che non ti aspetti

Signore e signori. Caso mai vi stiate chiedendo che forma stia assumendo il mio blog e di cosa io voglia parlare, vi rispondo prontamente: "Non ne ho la più pallida idea".
Ho duecento milioni di cose per la testa e le solite mille mila foto da condividere. Per ora se ne stanno tranquille e ben riparate negli antri oscuri del mio hard disk.

Oggi mi é venuta l'insana idea di iniziare a buttarle fuori, come promesso mesi fa. Prima però volevo dirvi ancora un paio di cose.

Come credo già sappiate, LiLLy nasce lombarda.
"Lombarda" per modo di dire, visto che vanto origino veneto-emiliane e calabresi.
Ho vissuto poi, per un anno e due mesi nella stupenderrima Ravenna insieme ai genitori.
Al momento sto a Padova.
Vivo in un appartamento condiviso con altri 3 coinquilini. Il coinquilino, uomo di 32 anni, la coinquilina, donna di 30. Con cui mi trovo benissimo.
Poi c'è Ugo che non ha un'età.
Ugo é un maialino di peluche acquistato all'Ikea durante un momento di follia.
Ugo é considerato da tutti mio figlio.
Ho provato anche a farlo risultare come figlio a carico quando ho fatto la dichiarazione dei redditi ma, ahimé, nonostante gli avessi preparato io stessa un codice fiscale la cosa non ha funzionato.

Ho un fidanzato, come già detto. E di lui sono innamoratissima. Per motivi di privacy lo chiamerò "Il moro".
Moro perché é moro.
Poi perché nonostante sia veneto, é così scuro che potrebbe essere tranquillamente scambiato per turco/arabo/nordafricano/siciliano.
Celeberrima la frase pronunciata dal cugino di mio padre quando ha visto la foto.
"E chisto sarebbe veneto? Pare nu calabbrese"

Il moro, a differenza di tutti gli altri biechi individui conosciuti negli ultimi anni, è sano di mente e ha una struttura psicologica ben salda. é affidabile, costante, responsabile, propositivo, positivo, collaborativo, attento e capace.  E non mi va di raccontare la solita stronzata che sono stata fortunata.
No. Non sono stata semplicemente fortunata. O meglio, un po' sì. Ma di fondo sapevo esattamente cosa volevo. E sapevo di meritarmelo

Costruire la storia che mi sta legando al moro è stato prima di tutto un atto di amore nei confronti di me stessa.
Perché io valgo.
E vaffanculo a tutto il resto.

Per quanto riguarda il lavoro. Beh, pare un gioco di parole ma ci sto ancora lavorando sopra.
Dita incrociate come sempre.

Insomma, la mia vita adesso è molto diversa da quella di una volta. Sono un'altra persona. Ho abitudini diverse, conosco persone diverse, faccio cose diverse.
A volte ancora non me ne rendo conto perché ho sempre quel problema lì. Che in quanto ad elaborazione dei vissuti il mio cervello è fermo ancora al 1993.

Ma fatemi spendere un paio di parole a proposito della bellissima regione che in questo momento mi sta ospitando, il Veneto.
Il Veneto. Ma come cazzo è che sono finita in Veneto????
Ebbene, il Veneto, lasciatevelo dire, è incantevole. Stupendissimo. Meraviglioserrimo.
Ma forse non è semplicemente il Veneto ad essere bellissimo. Il modo in cui io guardo la realtà è profondamente cambiato in questi ultimi tre anni.
Anche la Lombardia è graziosa: Como, il lago Maggiore, Milano, la Brianza, Pavia, Mantova, Cremona. Il problema è che mille anni fa, quando ancora vivevo nell'Hinterland milanese mi mancava il brivido del "Prendiamo, andiamo, partiamo, qualsiasi cosa accada io questi momenti me li voglio gustare al massimo"
In Lombardia purtroppo io ero diversa e conoscevo persone diverse.
"Sì ok prendiamo, partia...No aspetta. C'è traffico/é domenica/ Fa caldo/Non si trova parcheggio/Chi cazzo se ne frega della mostra/ Io voglio vedere la partita/Io non c'ho voglia di uscire/Ho dimenticato il gatto sulla pentola a pressione/L'hinterland milanese ha un che di poetico, rimaniamo qua/In giro c'è brutta gente/ Mi si fonde il motore della macchina/I treni sono sempre in ritardo/Mia mamma sta in ansia se sa che non sono a casa/Devo accompagnare mia nonna a fare la spesa/Non ho digerito il cinghiale saltato al burro con verze e patate che ho mangiato a pranzo"

Vivo a Padova da ormai un anno e cinque mesi. Pensate un po' voi. E in questo anno anno e cinque mesi ho girato molto più il Veneto di quanto non abbia fatto con la Lombardia in 28 anni.
Ho visto un sacco di paesi e città: Venezia (che sto girando davvero di lungo e in largo), Dolo, Stra con la villa Pisani,Verona, Vicenza, Castelfranco Veneto, Monselice, Arquà Petrarca, Vittorio Veneto, Treviso, Casier di Treviso, Peschiera del Garda, Abano Terme, Bassano del Grappa, Piove di Sacco, Noale  chi più ne ha più ne metta.

Da cosa inizierò?
Che domande.
Da Padova ovviamente.

To be continued




mercoledì 2 settembre 2015

Qualcuno mi ha suggerito che il curriculum è meglio pomparlo un pochino

Nome: LiLLy

Cognome: Yeah

Nata nella meravigliosa città di Garbagnate Milanese

Il: 15/05/1995

età: 20 anni, appetibile, giovane e prestante

Percorso scolastico, mi sono diplomata alla prestigiosissima "Zurich international school" a Zurigo, in tutti i corsi di studio presenti nell'istituto.

Ho frequentato i seguenti corsi, ottenedo il diploma di laurea con il massimo dei voti possibili immaginabili:

  • "Teoria e tecniche di salvezza dell'umanità" presso l'università sarda Aristan
  • "Corso di laurea in comicità" presso l'università Solten di Southampton
  • "Corso di laurea in scienze della carne" presso la Texas A&M university
  • "Corso di laurea in attività avventurose" presso il Green Mountain College del Vermont


Master in:

  • "Tuttologia quantistica" 
  • "Scienza e fenomenologia del pararnormale",
  • "Geometria analtica applicata alle tende da campeggio"



Percorso lavorativo:

  • esperienza pluridecennale alla Apple ai vertici della dirigenza
  • Ambasciatrice per Unicef.
  • Artista di strada ergo madonnara/giocoliera/intrattenitrice a Padova
  • Pilota d'aerei per Ryanair


Lingue parlate: Italiano, francese, inglese, dialetto lombardo, cinese, coreano, russo, spagnolo, swahili

Competenze informatiche: ho lavorato alla Apple, fai un po' tu.


Hobbies:

  • Girare documentari di nicchia 
  • Collaudare aerei
  • Proiettare nel reparto casalinghe ressegne di film neorealistici austriaci 
  • Viaggiare. Sì ma nel tempo però

Sport:

  • Lottare con gli orsi bruni
  • Fare parapendio senza paracadute

Altre esperienze rilevanti:
Ho vissuto sette anni in Tibet e tre nei bassifondi di New York, convivendo con due spacciatori.


Attitudini personali. Quando ho incontrato Ghandi, lui ha iniziato a chiamarmi Mahtma (tradotto:
Grande anima) Io per tutta risposta ho iniziato a chiamarlo "Fraté".



Così va bene?








lunedì 29 giugno 2015

Ah, l'amore

Carissimi lettori, era già da un po' di tempo che volevo scrivere questo post perché ci tenevo veramente tanto a voler condividere la mia esperienza con voi.
Capitano i momenti no, quelli in cui vorreste davvero trovare la vostra compagna o il vostro compagno ideale, ma niente. La persona in questione non s'ha da trovare, anzi, finite per uscire con biechi individui che, anziché completarvi come la tanto agognata metà della mela, ammorbano la vostra già tristerrima esistenza, facendovi perdere quei due grammi di speranza rimasti nei confronti dell'umanità intera.

La macro categoria dei biechi individui può essere suddivisa, come spiega Piero Angela, nelle seguenti sotto-categorie.

1)  Lo psicopatico.
Un tantino esuberante, è vero, ma voi glielo concedete
D'altra parte si sa, ha perso la testa per voi e qualche caduta di stile ci può stare.
Attenzione, LiLLy da donna saggia qual è vi suggerisce di andarci piano.
Il tizio che ha perso la testa per voi, in realtà la testa potrebbe non averla mai avuta.
E quel guizzo negli occhi ogni volta che vi guarda potrebbe non essere dovuto al sentimento che lo scuote.
Potrebbe essere semplicemente causato dall'abuso di alcool e/o stupefacenti, quindi attenzione donne, attenzione.
Capirete che qualcosa che non va quando inizierà a cercarvi troppo e a prendersela ogniqualvolta disattenderete le sue, spesso irrealistiche, aspettative.
Ad un certo punto vi ritroverete accanto un essere "umano?" che  ragiona come un bambino di due anni. Ma con gli sbalzi di umore di una sedicenne in fase premestruale.
In questo caso parlatene, spiegategli cosa non funziona e nel caso in cui non dovesse capire: "Ciao, ciao bello, credo tu abbia dei problemi, io purtroppo non ho le competenze, né sono nella posizione per fare nulla"
Quindi occhio a non prendere cantonate, quando si ha bisogno d'amore spesso è facile confondere quella che potrebbe essere un'attenzione "sana" nei vostri confronti, con una invece di tipo "morboso".
Il vostro benessere e la vostra felicità prima di tutto. E per l'amor di dio, se volete andare a fare le crocerossine iscrivetevi ad un corso di laurea in scienze infermieristiche, ok?

2) Quello che sparisce misteriosamente nel nulla.
Come spiega il nostro caro amico Piero Angela, questo particolare tipo di "bieco individuo" c'è. Esiste. Ha un nome, un cognome, un lavoro. Esistono persone che ricordano perfino di averlo visto con voi. Dove sia finito, cosa gli sia successo, ma soprattutto, perché di punto in bianco abbia iniziato a  non cagarvi più di striscio, rimane un mistero insoluto. Perfino il nostro Pieruccio bello rimane basito dalla sorprendente capacità con cui queste persone riescono a volatilizzarsi nel nulla (sublimano come la naftalina? Spariscono in un buco nero finendo in una dimensione parallela? Si teletrasportano su Plutone?)
Io, ahimè, di individui del genere ne ho conosciuto più d'uno.
Ma voi non angustiatevi please, e soprattutto NON CERCATE SPIEGAZIONI AL DI FUORI DI VOI.
Non chiedete ad Enrico Ruggeri, non cercate risposte in complessi libri esoterici, non rivolgetevi alle cartomante/Maga Magò di turno che trovate su Tele Lombardia e che insieme al tema natale vi offre anche un set di coltelli e due cotechini pavesi D.O.P.
Non chiedete ad i suoi amici/parenti/conoscenti, a meno che lui non vi debba dei soldi, perchè  rischiereste di passare per la stalker di turno (e superato un certo limite potreste anche diventarlo)
Fate un bel respiro profondo e rilassatevi.
Siete rilassate? Bene, adesso ponetevi alcune domande, tipo:

-"Ho fatto qualcosa che può averlo spaventato?"
-"Forse quando sono uscita quella sera m'ero dimenticata di depilarmi proprio dietro al polpaccio?" (Che dietro al polpaccio è sempre facile lasciare ettari di pelame incolto. Anche Piero lo sa.)
-"Sono stata invadente? Eccessiva? Arrogante? Presuntuosa?"
-"Mi spalmo regolarmente le ascelle di deodorante quando esco dalla doccia?"
-"Il mio hobby preferito è sparare cazzate su internet e ho avuto la brillante idea di dargli l'indirizzo del mio blog?"

Bene, se anche dopo queste domande voi continuate a pensare di avere la coscienza pulita come il dietro dei vostri polpacci e le vostre profumatissime ascelle, allora, molto semplicemente metteteci una pietra sopra.
Nessun rimpianto e nessun rimorso. Il mare è pieno di pesci.

3) Il tizio impegnato.
Lui non è studiato da Piero Angela, no. Lui di Piero Angela è amico carissimo.
Oltre ad aver collezionato tutta una serie di informazioni sul funzionamento del nostro bell'universo, lui -essere onnisciente, spirito insaziabile- ha abbracciato/studiato/rielaborato/adattato alle proprie esigenze, un discreto numero di correnti di pensiero/ideologie/religioni/ filosofie di vita
Questa sua macro conoscenza a 360 gradi, invidiata con una punta d'astio perfino dal Piero, lo pone al di sopra di tutto e di tutti.
Lui può.
Può permettersi relazioni in ed extra coniugali. Può amare tante persone contemporaneamente e con il più puro dei sentimenti. Un po' come dio, sì, ma molto più arrapato
Lui può perché ha una mente talmente aperta, un'anima sì vasta e feconda, che le regole socialmente accettate gli risultano restrittive. Troppo restrittive.
Per non parlare di quella roba chiamata "buonsenso", concetto a cui si appellano le anime sempliciotte, "gli zoticoni dello spirito", i "censori del flusso della vita"
Se avete a che fare con un individuo del genere, interrompete i rapporti subito.
Non dovete pensare: "Ma si dai, proviamo, finché dura, dura, come va, va"
Andrà come nel 99,9 per cento dei casi. Voi vi affezionerete, lui continuerà a stare in bilico tra le sue mille mila relazioni.
Anche tu Piero, stai attento, che se ti becca tra il chiaro e lo scuro fa la festa pure a te.

Ora, mie care donzelle, se siete persone intelligenti, questi biechi individui sarete perfettamente in grado di evitarli.
Se come me, invece, attendete solo la laurea ad honorem in minchiologia, non fate il mio stesso errore, ovvero sottovalutare le persone che all'inizio non sembrano assolutamente fatte per voi.
Alla prossima.





sabato 27 giugno 2015

Mi presenti i tuoi?

A volte capita.
La persona con cui stai insieme non ti presenta alla sua famiglia.
Lui (dico lui perché di media mi pare siano soprattutto gli  uomini che preferiscono evitare di coinvolgere la famiglia all'interno delle proprie vicende amorose) magari ha già conosciuto i tuoi genitori/fratelli/zii/cugini/vicini di casa.
Magari ha già il posto assegnato sulla tavolata di Natale e una foto che troneggia sulla parete est del salotto, tra quella di nonno Pino e quella della prozia che partecipò alla resistenza nel '43.

Tu a malapena sai dove abita e che ha, o meglio, ti pare che abbia, un padre e una madre. E una casa.

Ovvio, ogni persona è libera di decidere in merito ad una questione  così importante senza ricevere alcun tipo di pressione da parte del proprio partner.
Anche perché i motivi che possono spingere una persona ad evitare di coinvolgere la famiglia possono essere tanti e variegati. Ma soprattutto plausibili e ragionevoli.

Io personalmente avrei preferito chiamare il parentado in causa il più tardi possibile.
Purtroppo però ho dovuto accellerare un pochino i tempi, perché vivo lontana da casa e  miei genitori avevano davvero bisogno di sapermi accanto ad una persona affidabile
Senza contare che quella povera bestia di mio padre stava iniziando a darmi per spacciata.

"LiLLy, hai trovato l'uomo?"
"No papà, non ancora?"
"Ma come è possibile? Hai trent'anni, io alla tua età avevo già una famiglia, dei figli, un lavoro sicuro e quindici anni di contributi versati. Non vorrai mica rimanere zittela, eh?"
"Ma se il primo figlio l'hai avuto a trentuno!"
"Trenta, trentuno, cosa cambia? Ma esci? Quando esci come ti vesti? Mettiti qualcosa di scollato ogni tanto per favore, che a Ravenna andavi in giro vestita come una badante cinquantenne dell'est"

Mio padre e i suoi consigli glamour.

Io al momento sono tranquilla, ho accanto un uomo che amo moltissimo e se non mi vuole far conoscere la sua famiglia, ancora meglio. Così possiamo farci beatamente i cazzi nostri senza dover rendere conto a nessuno.

Certo però che sto brancolando nel buio e di conseguenza mi vengono dei dubbi colossali.
Quando abitavo al paesello, in Lombardia e mi ero trovata il mio primo moroso, mi era bastato fare un salto dalla mia panettiera di fiducia per scoprire indirizzo e numero di telefono della sua abitazione. Due ore dopo avevo già in mano la cartella con una fotocopia dello stato di famiglia, uno schema dell'albero genealogico minuziosamente ricostruito fino al 1403, dati catastali e rogito della casa di proprietà, contratti di lavoro di tutti i membri e un attestato in cui veniva dichiarata l'onestà della famiglia in questione,. Firmato dalla panettiera ovviamente.

In questi giorni sto provando a darmi delle ragionevoli e plausibili spiegazioni in merito alla delicatissima questione, del tipo:


  • Il mio moroso non mi presenta alla sua famiglia perché non ha una famiglia. Lui in realtà è un cyborg che vive nello sgabuzzino dell'azienda in cui lavora, come Vicky la robottina. Le funzioni tipicamente umane che ha espletato fino a questo momento sono frutto di un programma sofisticatissimo messo a punto dalla Nasa e ancora in fase sperimentale. Questo spiegherebbe il suo appetito sovrumano, la sua mostruosa memoria e la sua impellente tendenza a correggermi quando, parlando, canno l'utilizzo dei tempi verbali.                                                                                                                                                                                                 
  • Il mio moroso non mi presenta i suoi genitori perché è lui il genitore di se stesso. Lui è infatti l'unico esemplare di essere umano in grado di riprodursi attraverso il meccanismo della "riproduzione vegetativa", come avviene per certe piante. A mio parere la cosa dovrebbe funzionare così: arrivato ad una certa (suppongo tra i 32 e i 35 e per ora direi che come tempistica ci siamo), da una porzione random di pelle sufficientemente ampia, spunta un rigonfiamento che nel giro di nove mesi si stacca dando vita ad un "mini lui". Il "mega lui" da cui si è distaccato a sua volta, al momento è oggetto di studio alla Nasa.                                                                                                                                                                        
  • Il mio moroso non mi presenta i suoi, perché i suoi sono dei pezzi grossi della malavita veneta. Di giorno sintetizzano in casa, di notte spacciano e nel tempo libero estorcono denaro al disperato di turno. Lui al momento sta cercando di capire se mai potrò fare parte della banda, quale ruolo assegnarmi eventualmente o se, al limite, tenermi buona come cliente per  i prodottini chimici messi a punto con tanto amore tra le quattro mura domestiche. L'ipotesi di estorcermi denaro l'ha già scartata in quanto ha capito che non ho denaro da farmi estorcere.                                                                                                                                                                                                                           
  • Come mi ha gentilmente suggerito un'amica: il mio moroso non mi presenta ai suoi perché, come nel film "Quel mostro di suocera", sua madre non vuole una precaria in casa che campa con contatti a tempo determinato. In questo caso, presumo, inizierà una lotta senza precedenti tra me e la signora in questione, a base di dispetti che si tramuteranno presto in veri e proprio atti persecutori.  Tipo che lei tenterà di avvelenarmi e racconterà menzogne sul mio passato. Ah, io comunque con l'abito color pesca, col cazzo che mi sposo                                            
Che dio m'assista.

P.s.: messaggio per il mio moroso, se un giorno dovessi capitare qui, vuol dire che ho vuotato il sacco e ti ho dato finalmente l'indirizzo del mio blog. Prendila con molta ironia, grazie. E salutami i tuoi (sempre che esistano)

sabato 30 maggio 2015

In un clic

Ho deciso di dare un nuovo taglio al blog.
E sono assolutamente certa che di questo ve ne siate accorti tutti.
Che poi 'sti "tutti" non ho ben capito chi siano. Ciononostante è proprio a voi che sto parlando, sappiatelo.
Perché "In un clic"?
Vi do una risposta chiara precisa e concisa: m'ero rotta le palle di parlare dei fatti miei ad cazzum.
Poi insomma, ho 'sta manìa che scatto sempre foto come un'infoiata.
Ho raccolto milioni di foto.
Scatto ogni giorno.
Ci penso ogni giorno.
Me le sogno di notte.
La mia libido ha dei picchi pazzeschi ogni qualvolta io mi ritrovi ad immaginare (cosa che capita piuttosto spesso) l'eventualità d esporre le mie foto, ordinarle seguendo un filo logico, farle parlare.
Ho detto esporre?
Dio come godo.

Certo che però un lavoro del genere è lungo.
Perché le foto che scatti prima devi imparare a conoscerle.
Poi ci devi prendere confidenza.
Ascoltarle.
Dar loro una bella botta di vita quando vedi che sono un filino giù di corda
Aiutarle a darsi una collocazione.
Scorgere del potenziale laddove questo faccia fatica ad emergere.
Un po' come una mamma con i suoi bambini.
E questo richiede tempo, costanza, pazienza e determinazione.
Qualità di cui credo d'essere quasi del tutto priva purtroppo.

Poi succede che quei due neuroni che ti rimangono in testa crashano e tu combini la solita cazzata che rallenta all'inverosimile ogni tuo progetto.
Tipo che ti presenti in Centrale di Milano alle 17,30 di sera, convinta di prendere il biglietto e salire poi sul treno per Padova delle 18,00.
Di venerdì.
Il venerdì prima di un ponte.
E non il venerdì prima di un ponte qualunque, macchè! Scherziamo?
No, il venerdì prima di un ponte, in cui, esattamente il giorno prima c'è stato il "Radio Italia live" in Piazza del Duomo.
Avevo capito che c'era qualcosa che non andava.
Stazione intasata di adolescenti vocianti.
File chilometriche davanti alle scale mobili che manco Gardaland a ferragosto.
Gente che urlava disperata chiedendo ai controllori se ci fossero autobus sostitutivi.

Alla fine ho preso il treno alle 20,05. Perché il biglietto per l'unico posto ancora disponibile nella fascia oraria 18,00/20,00 mi sarebbe costato 110 euro.
Sono rimasta due ore in Centrale a guardare la gente che mi passava davanti, cercando inutilmente di concentrarmi sulla lettura di "1Q84"
Ho passato così tanto tempo seduta su quella fottutissima panchina davanti ai binari che mi stavo rassegnando a sostare lì per il resto della mia vita e campare di stenti.

Sono arrivata a casa alle 23,00, dopo una piacevole scarpinata di mezz'ora, che a Padova i mezzi pubblici dopo una certa ora latitano.
Poi anziché preparare la nuova valigia visto che domani parto e vado quattro giorni in Friuli col moroso (ebbene sì, ho il moroso adesso), mi sono messa a fare una roba di una certa importanza e utilità: cazzeggiare.

Così mi ritrovo adesso senza valigia pronta ma soprattutto senza foto.
Con le mani che prudono per la voglia di scrivere però.
E quindi ho scritto.

Ancora non sono proprio decisa sul vestito da dare al nuovo blog. Come posso conciliare la voglia di scrivere quello che mi pare con l'esigenza di rimanere fedele al tema portante che è appunto la fotografia?
Forse ci vuole un titolo nuovo?
Forse funziova di più quello vecchio?
Vado a fare la valigia che è meglio.


sabato 23 maggio 2015

Tornare

Sì, insomma, mi mancava scrivere.
Sicché ad un certo punto mi sono detta che forse era il caso di aprire un altro blog.
Ma poi ci ho riflettuto un pochino sopra: "Cazzo sto ad aprire un blog che c'ho il -Memyselfandio- che sta a prendere polvere tra gli scaffali più nascosti e reconditi del web?"
Così sono tornata. Con una nuova veste grafica eh (sono passata dal viola al bianco. Stop. Un lavorone)
Il prossimo step sarà quello di cambiare la foto del profilo.
Visto che in questo ultimo anno sono notevolmente cambiata volevo che ciò si riflettesse anche sulla mia immagine.
Cambierà anche il blog. Vorrei parlare un po' meno dei cazzi miei e affrontare discorsi utili ai più. Magari pubblicare più foto.
Ma poi boh, non lo so.
Alla fine farò un po' il cazzo che mi viene.
Come sempre.