mercoledì 31 luglio 2013

Agosto non esiste, il mio lavoro non esiste

Porca merda sta arrivando agosto.
Al lavoro ci sarà da impazzire e io non ce la posso fare. Davvero, sono al limite. Psicologicamente ma anche fisicamente.
Mi stanno venendo tutti i disturbi da stress conosciuti nell'arco della mia intera esistenza. E anche qualcuno nuovo. Tipo che la psoriasi non ce l'avevo mai avuta, MAI. Adesso ho una chiazza molto sospetta in un angolo del corpo che fortunatamente d'estate non si vede mai. Il collo. Non dietro, davanti.
Dovrò comprarmi una collana spessa. Parecchio spessa, almeno 15, 20 centimentri.

Ho bisogno di qualcosa che possa darmi la giusta carica e che mi consenta di affrontare questo tre settimane di lavoro intensissimo senza uscire fuori di testa.
La cocaina preferirei evitarla. Dosi eccessive di alcool pure. Tranquillanti e pilloline strane le lascio agli altri.
E a me cosa mi rimane? La filosofia.
Già. La filosofia può aiutare, ci stavo pensando proprio oggi.

Ad agosto ci sarà da ammazzarsi di lavoro? Il tuo capo si rifiuta categoricamente di assumere un'altra persona? Il giorno di riposo settimanale salta? Fisicamente sei talmente a terra che saresti buona giusto, giusto per il bidoncino dell'umido?
Bene, basta fermarsi un attimo, fare un bel respiro profondo e pensare a:

1) Bergoson e il presente che non esiste. Già. Chi cazzo l'ha detto che bisogna stare nel presente? Esistono solo passato e futuro. Il presente è talmente breve che si tramuta, veloce come la luce, nel passato.
Adesso siamo ad agosto? Bene, AGOSTO NON ESISTE.
Poteva esistere prima, come angosciante futuro. Ma ormai che lo sto vivendo, questo tempo di sporco e duro lavoro si sta già tramutando in passato. E io mi sento meglio. (per ulteriori approfondimenti cliccare qui)

2) Marx e la forza della dialettica. Tesi, antitesi e sintesi. Ogni epoca, ogni momento storico contiene in sé quelle contraddizioni che ne determineranno il superamento. Per Marx lo scontro tra forze contrapposte, borghesia e proletariato, tesi e antitesi, avrebbe dato vita ad una società senza classi sociali, la sintesi.
Nel mio caso, la tesi è lo sporco e duro lavoro, l'antitesi sono io, e la sintesi è la nuova epoca della mia vita contrassegnata dall'assenza di soprusi sul lavoro (probabilmente contrassegnata dall'assenza di lavoro punto, ma lasciamo perdere). Il tutto dovrebbe avvenire in modo molto soft, alla scadenza del contratto. Non escludo però una bella rivoluzione, in cui potrei sabotare i mezzi di produzione infilando un limone nel filtro della lavastoviglie e distribuendo i vini della cantina a tutti i disperati che becco per strada in giro per il ravennate.
Ad ogni modo, il presente contiene già i germi dell'epoca futura, anzi, anticipa il futuro.
(Per chi ne volesse sapere di più al di là delle cazzate che scrivo io, guardi qui)
Ergo: agosto è un tempo di così scarsa importanza in vista della sintesi futura che è come se non esistesse,
Conclusione: AGOSTO NON ESISTE.

3) Pillola rossa o pillola blu? La filosofia di Matrix.
Già, che domanda da un milione di dollari. Fossi stata in Neo, le avrei buttate giù insieme con una Tennent's super. Sa dio che cazzo sarebbe successo.
Ad ogni modo, la realtà che ci circonda è pura illusione. Riuscire a vedere la realtà per quello che è, implica una presa di coscienza amara, tragica e dolorosissima.
Ecco, il mio sporco e duro lavoro fa parte di quella realtà virtuale che non esiste.
Scommeto che, esercitandomi un po', potrei trovare i vari bug di sistema e far saltare in aria la cucina del ristorante. E se diventassi proprio brava, brava, riuscirei a muovermi dietro al bancone a velocità tripla rispetto al normale scorrere del tempo.
Naturalmente poi la possibilità di prendere a calci in culo in slow motion i clienti cagacazzo sarebbe impagabile.
Tutto questo per dire che: IL MIO LAVORO È PURA ILLUSIONE. IL MIO LAVORO NON ESISTE.
Non è nient'altro che il frutto di un programma, di una cazzo di matrice, il matrix, ed in quanto tale può essere capito-compreso-governato-sabotato. E chissene che tanto è tutto finto.

4) Il male è facile da sopportare e se lo diceva Epicuro...
Per supportare la sua tesi adduceva le seguenti argomentazioni:
-se il male è lieve lo si sopporta facilmente e non compromette la felicità
-se il male è acuto, passa velocemente
-se è acutissimo, passa velocemente lo stesso, perché vuol dire che la morte è vicina
(approfondimenti qui)
La prima opzione mi pare troppo blanda, la terza troppo drastica. Io starei sulla seconda.
Sono di fronte ad un male acuto, in quanto tale passa in fretta. Quindi, perché stare a preoccuparsi? Agosto passerà talmente in fretta che è come se non esistesse.
Quindi posso tranquillamente dire che AGOSTO NON ESISTE, IL MIO LAVORO NON ESISTE.

Se agosto non esiste spero solo che durante la seconda metà di settembre il tempo sia ancora decente, così potrò rivalermi con la mia personalissima versione dell'etica kantiana:

"Il cielo stellato sopra di me,
Il mojito dentro di me"

Corri tempo, corri!

domenica 28 luglio 2013

La resa

Sono con lui e vorrei abbracciarlo ma fa un caldo tremendo.
Così ne approfitto per rannicchiarmi in me stessa mentre stringo il cuscino.
Mi appoggia una mano sul ginocchio e rimaniamo così.
In quel momento non riesco a pensare a me e a lui, né ad un possibile noi che tanto non ci sarà mai.
Ho la testa intasata da milioni di pensieri.

Penso alla fame tremenda che ho, che chi cazzo me l'ha fatto stasera di mangiare solo lo yogurt.
Penso che da quando lavoro ho perso tre, quattro chili e che una donna un po' paranoica come me ha due grandi desideri: perdere qualche chilo e sentirsi dire quanto sta bene con qualche chilo in meno.
Lui però non se n'è nemmeno accorto.
E io, che sono una donna paranoica, ne ho preso nota.

Per la prima volta dopo un anno  capisco qualcosa che fino a quel momento mi sono sempre rifiutata di vedere.
Quando il mio ex mi ha lasciata, non sono stata male per lui. Sono stata male per me.
Per la paura fottuta di rimanere da sola con le mie fragilità.
E adesso eccole qua, tutte quante insieme.
La paura di sbagliare, la paura di avere qualcosa di sbagliato, la paura d'amare, la paura di non essere all'altezza, di non essere degna d'amore.
Chi me l'ha messa in testa 'sta cosa? Chi?

Passi il tempo a cercare di convincerti che in te c'è qualcosa di buono. Lo cerchi, lo trovi. Ma non ti basta mai perché c'è sempre qualcosa che non va.
"Non ti impegni abbastanza, sei confusa, che cazzo stai facendo, ma chi ti credi di essere?"
Ah, dimenticavo la più divertente: "Non ne fai una giusta".

Basta un piccolo terremoto e te ne vai in pezzi. Sei fragile. Troppo fragile. E questo tuo modo di avercela con te stessa è anche un po' ridicolo.


Vorrei tanto poter dire qualcosa di costruttivo a chi, come me, si è portata dietro per anni una relazione sbagliata che serviva soltanto per mettere pezze qua e là.
Il problema è che adesso sono sola con le mie fragilità e non ho niente di costruttivo da dire.
O forse una cosa sì.
Cerchiamo sempre la libertà fuori di noi: ci aspettiamo che la società ce la garantisca, che gli altri non la intacchino. Il che è anche giusto.
Ma prima ancora di cercarla fuori, la libertà va cercata dentro di noi. Ma quanto è difficile diventare liberi dalle proprie paure, dalle insicurezze, dalla rabbia che t'acceca?

E intanto che io son lì con i pensieri che mi fottono il cervello, lui dorme tranquillo ignaro di tutto. Ignaro di me e dei quasi quattro chili che ho perso, mannaggia a lui.
Vorrei abbracciarlo, ma minchia, la camera è un forno.
E poi io sono una "donna che che non deve chiedere mai".

Mi sveglio al mattino tra le sue braccia.
Non ci sarà mai un noi e forse un po' mi dispiace.

sabato 20 luglio 2013

Illusioni ipnagogiche

Mi hanno sempre detto che sono un fenomeno psichico abbastanza comune e che io non ho nulla di strano.
Certo è che a volte, quando ne parlo con gli altri, qualcuno mi guarda come se mi mancassero diverse rotelle e parecchi venerdì.
Le illusioni ipnagogiche su Wikipedia sono definite così .
Per me sono la perfetta sintesi tra sogno e allucinazione.
Sarà capitato a tutti (anche a me) di dire: "Usti, quando ho fatto quel sogno mi sembrava proprio tutto vero!Ho fatto fatica a distinguerlo dalla realtà!"
Beh, l'illusione ipnagogica è peggio.
Non è che fai fatica a distinguerla dalla realtà. Le illusioni ipnagogiche sono iperrealistiche, come le allucinazioni.
Se sogni un suono, lo senti a tutto volume, lo senti proprio che ti trapana il cervello.
E quando riesci a svegliarti del tutto, a volte capita che per qualche secondo continui a sentire qual rumore, anche se sei sveglia e perfettamente cosciente.
Io, una notte, ho sognato la voce di una mia amica che si trasformava nel suono di una sirena.
Quando ho aperto gli occhi, per una trentina di secondi ho continuato a sentire quel suono assordante dentro le orecchie (e no, vi assicuro che non veniva da fuori)
Beh, quella  notte pensai che la mia salute mentale fosse ormai compromessa per sempre.
All'epoca facevo terapia e durante la seduta successiva raccontai l'accaduto alla mia psicologa, la quale mi disse che era tutto ok. Ma ci mise un bel po' per convincermi.

Così come succede che apri gli occhi e vedi delle cose.
Cose non molto belle, perché una delle caratteristiche dell'illusione ipnagogica è proprio quella di avere un contenuto spesso terrificante e spaventoso.
Ho letto in un forum che capita frequentemente di avvertire presenze che aleggiano nell'aria o di vedere fantasmi, alieni, ladri o di sentire entità non altrimenti specificate che ti toccano.
Io le ho provate tutte. Mi mancano gli alieni a dire il vero, però ho compensato una volta vedendo delle mani che fluttuavano nell'aria davanti all'armadio della mia camera. Una gradevolissima esperienza che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
Ero sveglia e consciente, sapevo che stavo avendo un'illusione ipnagogica, nonostante ciò me la sono fatta quasi sotto dalla paura.

Ora, da cosa dipende questo simpaticissmo fenomeno psichico?
Molto semplicemente dalla sovrapposizione tra fase R.E.M.  (non il gruppo) e fase di veglia.
Infatti molto spesso le illusioni ipnagogiche si accompagnano alle paralisi ipnopompiche (che non sono una roba a sfondo sessuale).
Tu sei sveglia, il tuo corpo è ancora addormentato e completamente paralizzato
E siccome la paralisi non è che sia proprio 'sta gran piacevole sensazione da provare, cerchi di fare di tutto pur di svegliarti. Ma non ci riesci perché appunto, il tuo corpo è paralizzato. Cerchi di muoverti e non ce la fai, gridi per chiedere aiuto, in realtà non stai nemmeno aprendo la bocca.
A me è capitato talmente tante volte che sono un'esperta. Recentemente ho scoperto che ci si può svegliare del tutto, semplicemente leccandosi il palato con la lingua. Perché a quanto pare, quella, paralizzata non è.
Quando mi succederà ancora ci proverò e vi dirò come va.

Quando alla mia psicologa chiesi perché mi capitavano esperienze del genere, lei mi disse semplicemente che sono cose che succedono. Soprattutto a quelle persone che, vuoi per abitudine, vuoi per predisposizione, tendono a dormire in modo disordinato. Lo stress ovviamente aiuta.
E mi disse anche che, come i sogni, andrebbero comprese, perché significano sempre qualcosa.
Una volta, durante un'illusione ipnagogica, ho visto la mia TV accendersi e trasmettere un programma in cui Simona Ventura, dopo aver parlato come una pazza per mezz'ora, invitava il suo ospite della serata a raggiungerla. L'ospite in questione era il Trota (contenuto spesso spaventoso e terrificante, vedi sopra).
Ho cercato di dare un significato a quel sogno, ma per quanto mi ci sia messa d'impegno, proprio non ci sono riuscita. Mah.

Erano mesi, se non addirittura anni che con le illusioni ipnagogiche e con le paralisi ipnopompiche avevo chiuso.
Il lavoro notturno però ha sconvolto i miei, già parecchio instabili per natura, ritmi circadiani. Lo stress ha fatto il resto.
Sicché sono tornate alla carica e tante volte, di notte, mi sveglio perché di punto in bianco sento il rumore delle tazzine che si scontrano e voci che mi chiamano e mi parlano sempre più velocemente. Il tutto ovviamente in effetto subwoofer, che un po' di delicatezza quando uno si sveglia fa sempre un certo piacere.

Ora, visto tutte queste gioiose esperienze vorrei fare un esperimento.
Vorrei entrare in contatto con il mio inconscio. Dite che ce la posso fare?
Ma si va là, proviamoci.

"Inconscio, inconsciooooo, inconsciooooooooooooo!!! Ci sei? Ecco, allora vedi di ascoltarmi.
Che io, volente o nolente cerco sempre d'ascoltarti e soprattutto di decifrare tutti 'sti cazzi di messaggi che mi mandi (a proposito, certo che tu di fantasia tu ce ne hai proprio tanta, eh?)
A 'sto giro comando io, va bene? E non ti preoccupare che le mie non sono richieste strane o difficilmente interpretabile.
Sarò sintetica e precisa, mica come te.
Prima di tutto se mi fai sognare ancora il Trota, i bicchieri, le mani, i ladri e le altre presenze inquietanti giuro che faccio come in "Se mi lasci ti cancello". Vado in clinica, mi faccio trovare tutte le aree cerebrali di tua competenza e le elimino, ok? Ci siamo capiti? Diventerò l'unica donna sulla faccia della terra senza inconscio, chissà mai che magari divento pure famosa come la LiLLy 2.0 che cambierà le leggi fondamentali della psicologia.

Ma sbaglio o tu dovresti sapere meglio di me cosa mi piace? Quindi? Mi spieghi perché tutti 'sti sogni da film dell'orrore? Facciamo così, la prossima volta che c'hai voglia di coinvolgere l'intero mio campo sensoriale nei tuoi interessanti esperimenti di prestigiribirizzazione, fallo con qualcosa di piacevole e divertente. Magari dando ampio spazio a ciò che nella grigia realtà in cui vivo è impossibile.
Vuoi qualche esempio?
1) Una nuotata al mare. Non nell'Adriatico, please. Io proporrei Caraibi, Seychelles o Thailandia. A te la scelta.
2) Un concerto dei Queen. O dei Clash. E non fare scherzi strani, eh. Sai che sono molto sensibile quando si parla di musica.
3) Mangiare quintalate di sushi  fatto della stessa sostanza ipocalorica di cui sono fatti i sogni. Ma anche spaghetti allo scoglio, fiorentina e dolci di ogni tipo. Non dimenticarti quel piatto di spaghetti preso a Londra al "Wok to walk", quelli con la salsa agli arachidi.
4) Un concerto dei Sex Pistols, ma lì io non voglio essere tra il pubblico. Lì voglio essere sul palco a sbraitare come un animale al posto di Johnny Rotten.
5) Sesso, sesso e ancora sesso. Ma perché tutti sognano sempre di fare sesso e io che ho la fortuna di sognare in  3D sento solo voci? Perché?
6) Suonare la chitarra, il pianoforte o il violino. Eddai, lo sai anche tu che so solo suonare il flauto, il chitarrino di Guitar Hero e il citofono di casa. Fammi provare la fottuta ebbrezza che si sente quando si suona uno strumento musicale vero.
7) Un bel tour delle capitali europee. Poi ovviamente penseremo al resto.
8) Volare. Hai presente Peter Pan della Disney e il volo sui cieli di Londra? Ecco. Mi devi rifare la scena uguale. Io sarò Wendy ovviamente. Ti prego, sostituisci la camicia da notte azzurra con qualcosa  di più decente però. Grazie.
9) E un -molto più terra terra-  venerdì notte in giro per i bagni di Marina di Ravenna con un bicchiere di mojito perennemente pieno. 

Se poi vorrai fare un bel mix di tutti  i punti e costruirci su anche una storiella carina fai pure.
Avanti, stupiscimi.

Sempre tua,

LiLLy (tieniti sempre in mente la storia della clinica però)"

mercoledì 17 luglio 2013

Il diritto di offendere

Allora, se sei disoccupato è una merda.
Se lavori è peggio.
Perché c'è un piccola problema di cui si parla poco e lo si lascia sempre un po' lì.
Il mondo del lavoro oggi non è fatto solo di contratti a termine, stipendi da fame (sempre quando e se ti pagano) e tanto, tanto sudore.
Magari fosse solo quello.
Che uno anche con una laurea sul groppone farebbe di tutto pur di portare a casa quattro soldi (e il prossimo che si permette di dire che siamo bamboccioni e che non dobbiamo fare gli choosy se la deve vedere con me personalmente, che sono disposta a metterci faccia, nome e cognome)

Oggi voglio parlare del clima che impesta certi ambienti e di come certi datori di lavoro godano immensamente nell'avere il coltello dalla parte del manico.
Quando tempo fa Joker ha scritto "O fai lo schiavo o stai a casa sperando che qualcuno ti mantenga", ha usato proprio la parola giusta: schiavo.
Essere schiavi non significa solamente essere malpagati e doversi fare il mazzo a tarallo.
Essere schiavi significa che mentre tu sei lì che il mazzo a tarallo te lo stai facendo, c'hai qualcuno che ti continua a gridare dietro. Che tanto qualsiasi cosa fai, non va mai bene. E si permette perfino di offendere.
Perché viene pretesa la PERFEZIONE. A volte l'IMPOSSIBILE proprio. Tanto se te vai tu ce ne sono altri mille pronti a sostituirti.

E ne sento tantissime di persone ultimamente che tornano a casa dal lavoro psicologicamente a terra  per colpa di certi simpatici datori di lavoro che riversano i loro impulsi sadici sui dipendenti. Perchè è di questo che si tratta alla fine: sadismo, puro e semplice sadismo.
Persone che vengono trattate come merdacce dal capo di turno. Quando magari il capo di turno lavora in un fottutissimo fast food o in un negozio di intimo.
Capisco che molte aziende ultimamente facciano fatica, che sono oberate dalla tasse.
Ma questo non significa che tu, oh stronzo elevato all'ennesima potenza, te la devi prendere con me. Perché anche io devo portare a casa la pagnotta e mi sto adattando a fare il lavoro che trovo.

Avere dei dipendenti è un diritto ma comporta anche dei dovere. DOVERI.
Il dovere di PAGARE e il dovere di PORTARE RISPETTO PER CHI LAVORA.
E soprattutto avere dei dipendenti non significa avere il diritto di OFFENDERLI .

Ma qui bisognerebbe proprio entrare nella testa dell'italiano medio, vissuto in una cultura maschilisista e patriarcale, che pensa sia normale trattare le persone come oggetti, schiavi appunto, a cui dare ordini.
L'italiano medio non conosce metodi efficaci di comunicazione che non siano basati sul "Tu devi...altrimenti sei una merda".
L'italiano medio non sa che a volte basta un attimo e ci si ritrova ad aver bisogno del "negro di turno" su cui sfogare certi propri incontenibili istinti.
Cosa c'entra il razzismo? C'entra perché è la stessa fottutissima logica di merda.
La logica del poter disporre di qualcuno a proprio piacimento, di poterlo offendere, di poter farci quello che si vuole, anche buttargli addosso tutto il male che si ha dentro.
E li vedi questi piccoli italiani medi. Li vedi sul lavoro. Li vedi in giro con i figli.
Un anno esatto fa ho assistito ad una scena, per me, agghiacciante.
Mamma che tiene per mano la figlia di  quattro o cinque anni.
La bimba inciampa.
La mamma si gira, la guarda e grida: "Asia, ma che cosa cazzo stai facendo? Ma che cazzo combini, deficiente".
Eccola, l'italiana media.
Cosa c'entrano le mamme sclerotiche? È sempre la stessa fottutissima logica di merda. Sempre quella.
La logica del "Io sono genitore e posso disporre di te a prescindere, perché chi comanda sono io, tu sei una merda. E ti insulto pure con rabbia che almeno mi sfogo un po'"

Anche io sono un'italiana media.
La scuola non mi è servita ad un cazzo, ma ad una cosa sì: mi ha insegnato il rispetto per gli altri.
Mi ha insegnato che non si può spogliare chi ci sta vicino della propria umanità. MAI.
E mi ha insegnato che il razzismo e i soprusi sono sbagliati a prescindere.
Qui mi sentite sempre sbraitare e inveire. Ma lo faccio solo contro chi cerca di calpestarmi.
Nella realtà e sul lavoro non mi sono MAI e poi MAI permessa di mancare di rispetto nei confronti di qualcuno gratuitamente. Avrei schifo di me stessa se lo facessi. 
Sono io che sono speciale?
Non credo proprio, anzi sono talmente incattivita col mondo che mi basterebbe poco per aver bisogno del mio "negro di turno".
Lo so e cerco di controllare i miei sadici istinti. perchè sì, li ho anche io e ne ho tanti. Quando mi relaziono con gli altri però cerco di far prevalere l'altra parte, non quella che inveisce, ma quella che ascolta e cerca di comprendere. E che sente amore nei confronti della vita.

E come concludeva Giobbe Covatta nel libro di fiabe più bello che io abbia mai letto durante la mia incasinatissima infanzia (parlo di "Pancreas-trapianto del libro Cuore")

"Larga la foglia, la via è piccolina
contro il razzismo non c'è medicina"

Siamo un popolo di razzisti, con competenze sociali da trogloditi.
O lo prendiamo in culo o ce lo mettiamo agli altri.
Minchia quanto siamo avanti.

P. S.: se pensate che io stia esagerando evidentemente frequentate ambienti più puliti di quelli che frequento io. Consideratevi fortunati perché c'è gente come me che con i trogloditi ci ha a che fare da una vita.

giovedì 11 luglio 2013

Sex hospital e bruchi

Lunedì notte. Ore 24,15.
Rientro in stato semi confusionale dal lavoro.

Apro la porta e.

"E te che ci fai ancora sveglio?"
"Zia! Ti stavo aspettando!Dormiamo insieme stanotte?"
"E va bene dai, dormiamo insieme!Ho un po' di fame, andiamo in cucina a mangiarci uno yogurt?"
E ci mangiamo lo yogurt mentre lui mi racconta la giornata e mi fa vedere che si è spellato ginocchio e gomito cadendo dalla bici.
"Ciccio, adesso io vado a farmi una doccia, aspettami a letto che arrivo"
E se ne va in camera mia.
Faccio la doccia e quando chiudo l'acqua sento che  lui ha acceso la televisione.
Entro in camera.
"Che guardi di bello Ciccio?"
E lui, molto candidamente: "Sto guardando Sex hospital su Real Time!"
Mi viene un colpo.
Lancio uno sguardo alla tele e vedo che stanno proiettando le immagini di una visita ginecologica. Ovviamente non si vede tutto. Si intuisce molto però.
Afferro il telecomando e cerco di cambiare canale.
Il telecomando non va.
Ciccio continua a guardare e mi dice testuali parole: "Zia, mi sa che questo non è un programma adatto ad un pubblico di bambini, sai?"
No, ma davvero???E allora perché lo stavi guardando? Mi verrebbe da dirgli.
Riesco a girare su Boing.
Vado a finire di preparami prima di andare a letto.

Martedì sera, anzi, mercoledì mattina. Ore 01 e 30.
Apro la porta e.
"E te che ci fai ancora sveglio?"
"Ti stavo aspettando, ho visto che hai fatto un po' tardi, pensavo fosse successo qualcosa"

Non è Ciccio, è mio papà.
"Stasera tuo nipote voleva aspettarti ancora sveglio. L'ho mandato a dormire, non può fare sempre le ore piccole! Ti ha lasciato un pensierino sul letto"
Entro in camera e sul letto c'è un pupazzo a forma di bruco. Non so dove l'abbia preso, forse era suo? Chissà, forse ha scelto il bruco fra tanti pupazzi o forse no. Ciccio però mi ha pensata e aspettata e mi ha regalato un bruco.

Mercoledì mattina, ore 4
Qualcuno entra in canmera e si butta nel letto.
"Bentornata dal lavoro zia!"
"Ma grazie! A dire il vero però sono tornata a casa più di due ore fa...Mi l'hai lasciato tu il bruco nel letto?Come mai?"
"È il mio pupazzo preferito, quello con cui dormo, l'ho lasciato qua così stanotte dormiamo ancora insieme"
"Va bene, Ciccio, dormi però perché è tardi"

Tempo zero e crolla con la testa sulla mia spalla, il braccio sulla mia faccia. Lo sposto.
E mi risveglio al mattino alle sette con la sua testa sulla spalla, il braccio sulla faccia e il bruco tra noi che nel frattempo ha raggiunto una temperatura pari a duemila gradi.
"Dai zia che andiamo al mare!"
"Si, si, aspettami che arrivo"

E mi sono risvegliata alle due.

Sono stanca morta, non vedo l'ora di settembre perché i ritmi al lavoro sono davvero pesanti adesso e ad agosto sarà anche peggio.
A settembre però Ciccio se ne tornerà a Milano.
E sarà difficile staccarmi di nuovo da lui.

sabato 6 luglio 2013

All work and no play makes LiLLy a dull girl

Gli effetti benefici del mio giorno di riposo sono già andati bellamente a farsi fottere. Il week end al ristorante dove lavoro io è da paura e panico. Senza contare che domenica e lunedì faccio doppio turno.
Arrivo al lunedì notte con le gambe che fanno giacomo giacomo e la testa che quasi mi gira per la stanchezza.. Non so, forse non mi sono ancora abituata ai nuovi ritmi o forse è quella merda di pressione sempre troppo bassa che mi ritrovo.
Un giorno mi troveranno svenuta in mezzo alle bottigliette del succo di frutta.

Beh, mentre io sono lì che mi faccio il culo a tarallo c'è una vita intera che scorre sotto i miei occhi, fatta di gente, coppie, amici e famiglie che lì al ristorante vengono per svagarsi un po'.
A volte sono appena tornati dal mare, che te li vedi arrivare con ancora addosso la sabbia, altre volte il ristorante è solo la prima tappa di una lunga nottata.

Ieri è stata la notte Rosa, il capodanno dell'estate, e in Romagna s'è fatta festa per tutta la notte
M'hanno fatto lavorare con un'orribile collana di fiori rosa  attaccata al collo, con cui per poco non mi sono strozzata quando mi si è impigliata alla macchina del caffè.
Il lavoro è iniziato più tardi del solito. Era pieno di gente che stava per uscire, tutti con 'sti maledetti cappellini rosa comprati per strada.
Poi ad una certa ora è arrivata una trans che da un paio di settimane frequenta assiduamente il nostro ristorante. Ci aveva avvisate che sarebbe arrivata con un look adatto all'occasione e si è presentata con un vestito nero su cui sopra aveva indossato un, bellissimo, corpetto rosa.
Io ho guardato la mia misera collana di fiori finti, la mia maglietta azzurra semipezzata e un po' m'è venuto da piangere.

"E te stasera cosa farai?" Mi chiede, mentre si piazza davanti allo specchio per sistemarsi il trucco
"Laverò bicchieri?"E lancio così forte il cestello nella lavastoviglie che per poco non faccio una strage.
"E dai che ti rifarai"
Già mi rifarò, lo spero.

Io e la mia collega volevamo berci una birra finito il lavoro, ma s'è fatto tardissimo. Grazie anche ad un'altra collega che quando c'è da mettersi a pulire, chissà come mai, sparisce misteriosamente nel nulla.
Chissà, forse finisce direttamente in un'altra dimensione, in un universo parallelo in cui ci sono io che la prendo a pedate nel culo.

La mia notte rosa l'ho trascorsa a mettere bicchieri in lavastoviglie e a fare le pulizie prima della chiusura del locale.
Oggi è sabato e il sabato sera è una lotta continua. Domenica è il delirio.

Presumibilmente, entro metà agosto, mi presenterò al ristorante con un'accetta. Sfonderò la porta d'ingresso e quando tutti si rifugeranno in cucina, sfonderò pure la porta della cucina. Poi acchiapperò la collega fancazzista e l'appenderò in sala, al posto dei ventagli, che almeno lì può fare la sua porca figura.
E chiuderò tutti gli altri nella cella frigorifera. Perché? Perché mi va così.
Lascerò fuori solo lo chef e lo obbligherò a prepararmi tutti i piatti del menù.
E me ne andrò in veranda a mangiare in santa pace, portandomi dietro un secchio di aragoste vivi da lanciare addosso ad eventuali clienti a cui potrebbe venire la malaugurata idea di chiedermi qualcosa da bere.
Sopravviverò a quest'estate? Ne uscirò viva, ma soprattutto sana di mente?


venerdì 5 luglio 2013

Una splendida giornata

Svegliarsi al mattino e sapere che non devi andare al lavoro, che non si sono cazzi e mazzi. Niente pavimenti chilometrici da lavare, niente bicchieri da mettere in lavastoviglie, nessun "-4 coche piccole, 7 birre medie, 1/2 di bianco frizzante, 1/4 rosso, 1 bicchiere d'acqua a temperatura ambiente con tre cubetti di ghiaccio, una fetta di limone e la cannuccia verde- da portare al tavolo 32 che sta in culonia, con il segnaposto nascosto dietro alla borsa di una sciura che manco si sposta per farti passare, mentre sei lì con il vassoio in mano che pesa un quintale e rischi di far cadere tutto"
No, niente di tutto ciò.

Alzarsi dal letto e "O mio Dio, quanto ho dormito, mi sono persa tutta la mattinata!" E scoprire che sono appena le nove, che hai tutto il tempo per fare colazione con calma e che nell'armadio in salotto ci sono ancora i tuoi biscotti preferiti, quelli al cioccolato.

Prendere la bicicletta e andare fino a Marina di Ravenna, al molo. Godere come un riccio mentre il vento ti rinfresca, fare un milione e mezzo di foto con il telefono e la reflex e scoprire che proprio lì, a due passi dalla spiaggia e all'entrata del molo più piccolo ci hanno messo una ruota panoramica.
"Ci porterò Ciccio" e già ti pregusti il momento in cui glielo dirai e quando poi lo porterai.
E già solo l'attesa ti rende felice.

Tornare a casa. Doccia, la pasta della mamma, quella col pomodoro fresco, che come lei non la fa nessuno.
Riposino e poi vai a fare la spesa perché hai promesso a Ciccio che farete insieme la mousse al limone.
E così fate.
Te lo ritrovi con te in cucina, che ti fa un milione e mezzo di domande e che pretende una precisione maniacale mentre tu amalgami gli ingredienti.
Tu che quasi ti penti di averlo coinvolto e ti viene voglia di mandarlo a fare un giro in bici.

Scoprire poi che, ahimè, la mousse ha un tempo di gestazione frigorifera pari a dodici ore, sicché acchiappi Ciccio e te lo porti in spiaggia.
Neanche il tempo di arrivare che vi buttate in mare.
E passate il pomeriggio lì, con l'acqua che lava via il caldo, mentre giocate a far finta di affogarvi a vicenda. 

Torni a casa e inizia a preparati con calma che tanto hai tempo.
E poi corri da lui. Corri sì, perché poi una cosa tira l'altra e sei già in ritardo.
E mentre sei in macchina, mentre da Ravenna città inizi a spostarti verso la provincia, ancora una volta ti ritrovi a pensare a quanto sia bella la Romagna. E pensi che quando uscivi  in Lombardia, la cosa più bella che ti capitava di incontrare mentre giravi in macchina era la Varesina. E la Varesina è notoriamente una strada bruttarella, grigia e triste.

Arrivi da lui e insieme trascorrete la serata delle serate. Di quelle che proprio stai così bene che non ti staccheresti più. 
Torni a casa sazia d'amore e non te ne fotte un cazzo che l'indomani c'avrai sicuro la comanda al 32 con la sciura che non si sposta e le sette birre piccole che stanno in piedi per miracolo.

Prima di andare a letto t'accorgi di avere un certo appetito. Apri il frigor e, pensa un po' te che culo, la mousse si è già rassodata. Ed è buonissima. (la ricetta è qui, io non ho fatto la copertura perché non c'avevo voglia, né tempo).
Il risultato dei miei sforzi è stato questo (i miei dolci non sono mai bellissimi, ma sono buoni)


La base è fatta con burro e biscotti secchi sbriciolati. Giusto per non esagerare troppo con le calorie. Sul fondo della mousse si è depositata un po' della scorza di limone che ho usato, ma quando la mangi non si sente niente di strano, è deliziosa. I miei confermano.
L'idea mi è venuta quando l'altra sera la mia collega mi ha praticamente cacciato in bocca a tradimento un pezzo della mousse al limone che tengono al ristorante.
La mia, ovviamente, è più buona.

lunedì 1 luglio 2013

1 Luglio -Festa della liberazione-

Oggi è un anno.
Vorrei solo dirti che ti ho voluto bene e che una parte di me te ne vorrà sempre.
Ma sono anche felice perché la mia vita di adesso, anche se non è (ancora) la vita che vorrei, mi piace comunque molto più di quella di prima.
E sono incazzata come una biscia perchè di punto in bianco tu mi hai cancellato dalla tua esistenza.
Tra persone che si sono amate per me non funziona così.
Comunque, fai quel cazzo che vuoi. La vita è tua, sii felice. 

Sappi che oggi nella Repubblica democratica di LiLLyLandia, verrà istituita la "Festa della liberazione"
Liberazione da fidanzamenti, convivenze, coppie e quant'altro.
E liberazione dai tuoi malumori, dal tuo volermi continuamente trattenere, dal tuo trovarmi ridicola ed infantile ogni volta che mi andava "fare l'idiota", come dicevi tu.
Sappi che a me fare l'idiota viene un sacco bene. Non smetterò mai.
E non smetterò mai nemmeno di cantare sotto la doccia anche se sono stonata come una campana, va bene? Tanto le tue delicate orecchie non corrono più nessun rischio.

Ingrediente base della festa: alcool.
Ti inviterei per un brindisi ma so che non verresti.
Brindo da sola. Alla mia.