mercoledì 26 giugno 2013

E alla fine arriva Ciccio

Ecco, doveva capitare qualcosa che sconvolgesse le ormai consolidatissime routines che tanto avevo faticato a costruirmi dopo il trasferimento.
Questo qualcosa si chiama Ciccio, ha sei anni e mezzo ed è il terzo figlio di mia sorella.
Trascorrerà l'intera estate con noi.
Ciccio non lo si può descrivere, Ciccio è Ciccio.
Quando è nato era tranquillo, sereno e pacifico.
Dolce, ma così dolce che ti faceva venire il diabete.

"Zia, ma lo sai quanto ti voglio bene?"
"Zia, sai quanto mi sei mancata?"
"Zia, ti ringrazio davvero tanto perché mi hai preparato da mangiare"
 Ma ti pare che a quattro anni mi devi ringraziare perché ti preparo da mangiare?

Io sospettavo che dietro quella facciata di buoni e zuccherosi sentimenti ci fosse dell'altro. E grazie al cielo c'era.

È diventato vagamente indisponente verso i quattro-cinque anni.
Emblematico fu l'espisodio dell'asilo, quando la maestra disse al responsabile Ciccio di seguire due bambini più piccoli e di insegnare loro le regole di un gioco.
Ciccio fu molto calmo e paziente. Un ometto.
Poi di punto in bianco si inalberò, prese entrambe le teste dei malcapitati e le sbatté l'una contro l'altra.
Ciccio chiese subito scusa ma si giustificò dicendo che lui, di stare dietro ai più piccoli, proprio non c'aveva voglia.

Adesso è un selvaggio.
Mi incazzo tutte le volte con mia sorella perché Ciccio ha qualche problema a rispettare le regole che gli vengono date.
Tipo che a casa ci sta meno di me.
"Io esco!"
E se ne va in giro a vagare per il vicinato per ore ed ore.
Una volta alle undici di sera è sgattaiolato fuori dal cancello ed è andato a suonare a casa del suo amichetto perché aveva voglia di giocare con lui. Il padre non fu molto contento di questa cosa.

Ciccio poi si fa i cazzi miei che è un piacere.
Mi fotte il telefono e inizia a guardare le foto, cosa che mi inquieta oltre ogni dire.
Quando sono al pc devo stare attenta perché lui s'avvicina quatto, quatto, poi si piazza a mezzo centimetro dal tuo orecchio e grida (Ciccio ha un tono di voce altissimo, dovrebbe andare a fare il muezzin):
"Io non voglio crescere andate a farvi fottere . Zia, ma cos'è 'sta roba? E che cos'è blogger? Posso andarci anche io?"
Ecco. A breve farò aprire un blog anche a lui, almeno si diverte un po'.

Ciccio è una sagoma.
Suo fratello quattordicenne, tempo fa gli faceva ascoltare Fabri Fibra e lui aveva imparato i testi delle canzoni a memoria.
Quando sua sorella ventiquattrenne e rockettara peggio ancora di me ha scoperto il tutto, ha preso seri provvedimenti.
Non so cos'abbia combinato, so che un giorno Ciccio è piombato in salotto con il chitarrino di Guitar Hero tra le braccia gridando: "Vieni a sentire il mio rock zia!"
Ed è andato a mettere su "We're not gonna take it" dei Twisted Sisters, perché a Ciccio i Twisted Sisters piacciono veramente tanto, soprattutto i video.

Ciccio una annetto fa ce l'aveva col mondo.
Era alle prese con una storia che da noi ormai si tramanda di generazione in generazione.
Ciccio è diventato zio a cinque anni, esattamente come me.
Ed era incazzato nero con suo nipote.
"Dai, Ciccio, siamo arrivati a casa di tua sorella, non sei contenta di vederla? E poi c'è anche il tuo nipotino.."
"Io non entro, io sto fuori"
"Ma Ciccio, sta nevicando, fa un freddo boia"
"Non fa niente non li voglio vedere, andateci voi"
E niente, non siamo riusciti a smuoverlo di mezzo centimetro.
Deja vu.

Ma ve l'ho detto che Ciccio cammina spesso in punta di piedi? L'hanno anche portato da diversi medici, ma sembrerebbe che sia solo una sua fissa. E poi è magrissimo. E ha due occhi verdi e grandi che sono una meraviglia.

Adesso anche i miei risvegli sono diversi. Mia madre non mi chiama più dall'uscio con gli occhi spiritati. Adesso Ciccio apre la porta: "Ma ciao zia!" E si butta nel lettone con me, perché quattro coccole al mattino non fanno mai male, né a me, né a lui.

E poi c'è il mare.
Proprio l'altro giorno, mentre stava scrutando il mare e l'orizzonte Ciccio mi guarda serio, serio e mi dice:
"Zia, io sono un uomo di città, adesso voglio diventare un uomo di mare"
Che dire?
Certo che Ciccio è proprio Ciccio.

venerdì 21 giugno 2013

Wake me up when september ends



Ho un contratto di lavoro.
Si, si, ma aspettate a prendere la bottiglia per festeggiare.
Il 20 di settembre sarò di nuovo a spasso, più incattivita e incarognita che mai.
E speriamo che 'sto minchia di 20 di settembre arrivi in fretta perché io mi sono già rotta il cazzo, ma me lo sono rotto tanto. Ma tanto.
E lavoro da solo una settimana.

Lavoro tutte le sere dalle 17 a mezzanotte/l'una.
E 2 volte a settimana mi sparo pure la mattina, così, giusto per tenermi in forma. Non sia mai che uno si adagi troppo perché un'eccessiva rilassatezza fa male alla salute.
E il carico di lavoro è davvero inimmaginabile. In alcuni momenti è ingestibile.
Tanto che vorresti non so, trovare il tasto per l'autodistruzione e premerlo o infilare la testa nella lavastoviglie,  il problema è che non hai il tempo materiale per farlo.
Purtroppo non ho trovato altro.
Ci ho messo un anno per riprendermi dallo shock post-traumatico subìto quando il mio ex mi aveva lasciata e adesso che mi sentivo meglio, pensavo che avrei fatto faville
Avevo di fronte a me una lunga estate che mi  aspettava.
Invece un cazzo.
Fanculo elevato alla stra ennesima potenza.

Tra l'altro lavoro in una frazione di Ravenna molto conosciuta per la vivacissima vita sessuale che ivi si consuma.  Era da tempo che conoscevo 'sta storia e pensavo fosse una baggianata
Mi dicevano: “Vai a lavorare lì e vedrai quanta gente strana ti becchi, di sicuro non t'annoi”
La clientela invece è la stessa che puoi beccare a Milano, con tanto di vacconi iperabbronzati e infighettati come alberi di Natale e tizi che copiano spudoratamente l'obbrobrioso look di Briatore.
Uno schifo.
La “gente strana” inizia a circolare verso mezzanotte, mezzanotte e mezza. Orario in cui io esco dal lavoro.

“Senti ma...quel parcheggio grande...io ero convinta che fosse un posto abbastanza tranquillo perché è circondato da case. Ieri però quando stavo tornando a casa, mi è parso, ma magari ho le traveggole, che qualcuno mi facesse i fari."
"Ma sei pazza LiLLy? Lì ci va la gente che va in cerca di sesso e non ha voglia di sborsare nemmeno un centesimo"
"Ah. Oggi ho messo la macchina nelll'altro parcheggio, quello più piccolo di fianco alle villette.."
"Lì ci vanno gli scambisti"
"Cazzo me ne frega. Tanto non c'ho nulla da scambiare. Cosa scambio? Una sigaretta?
 La maglietta sudata indossata al lavoro? Il tappo dell'acqua frizzante che mi è rimasto nella tasca del grembiule?"
"Ti lascio il posto dentro il cortile del ristorante che è meglio"

Ho bisogno di cambiare.
La vita che sto vivendo adesso non è la mia vita. So che posso dare di più.
Non che ci sia niente di male a fare la barista. Dopotutto non rubo, non fotto i pensionati, non devo utilizzare becere strategie di vendita ai limiti dell’illegalità.
Quello che mi fa vagamente incazzare è che faccio questo lavoro da quando avevo quindici anni.
E al momento non vedo altre soluzioni se non abbassare la testa e mettere i miei desideri da parte.
Perché il problema sono proprio i desideri. 
Se non li avessi avuti sarebbe stato più facile.

"Piacere io sono Nessuno, nei miei giorni pesi tu non mi vedevi. Non ero nella lista degli attesi. Vengo da una generazione di disillusi. Dal video lesi, educati ad essere ambiziosi e poi scaricati tipo pesi di zavorra da una mongolfiera"*



* Articolo 31 "Nessuno"

martedì 18 giugno 2013

Colloquio di lavoro numero quattro -il venditore di idee-

Io sono una delle poche che resiste, perché voglio stare al gioco e vedere fin dove arriva.
Per il resto è una disfatta totale.
Mentre lui parla c'è gente che si alza scocciata e se ne va. Qualcuno tira pure qualche insulto.
Il colloquio di gruppo più assurdo a cui io abbia mai partecipato in tutta la mia vita

"La crisi non esiste, esiste solo nelle vostre teste, lo volete capire o no? E poi mi state continuando a chiedere che cosa dovete vendere... voi non dovete vendere proprio niente. O meglio, sì, dovete vendere qualcosa, ma non un oggetto. Voi dovete vendere un'idea"

L'idea nella fattispecie costa quasi 4000 euro. 4000 euro per entrare in un club per detentori di oggetti da collezione.

E perché una persona sana di mente dovrebbe sborsare 4000 euro per entrare in un club?

"Anche qui ragazzi, voi non capite. Voi dovete vendere l'idea del prestigio legata a questa cosa, voi dovete vendere l'idea dell'eternità. Avete capito? L'eternità! Sì perché entrare in un club di siffatta importanza significa avere qualcosa da tramandare ai figli"

Io ero sconcertata.

"E comunque, state tranquilli che non è poi così difficile vendere. Dopotutto il nostro target è composto soprattutto da pensionati che magari ci hanno messo una vita per pagare quegli oggetti. Abbiamo a che fare con persone di ceto medio-basso, mica con avvocati, medici o chissà chi"

Perché sì, i pensionati se ti va bene sono vecchi e rincoglioniti. E pure ignoranti. Poi prendono la pensione e magari qualcosa nel corso degli anni se lo sono pure messo da parte.
Meglio puntare su un target di questo tipo che sui giovani che manco lavorano, mi sembra giusto.

Meno male che ero di strada quando sono andata a fare il colloquio, altrimenti mi sarei dovuta sparare 160 chilometri tra andata e ritorno per vedere quella pagliacciata.

Mandi milioni di curricula e vieni contattata solo ed esclusivamente da cialtroni.
Che schifo.

sabato 15 giugno 2013

Io non voglio crescere, andate a farvi fottere!*

Manca appena mezz'ora alla partenza. Ho dovuto organizzare il rientro di corsa perché sono stata contattata all'ultimo momento per un colloquio di lavoro.
Quell'ultima mezz'ora la sto passando in giardino con lui.
Siamo usciti per fumarci una sigaretta e poi ci siamo fermati lì, che seduti sui gradini all'ombra si stava proprio bene.

Io lui l'ho visto crescere.
Quando è nato pesava appena due chili e mezzo. Ed è stato amore a prima vista.
Adesso ha diciannove anni ed è un bestione di quasi un centinaio di chili per un metro e ottantacinque d'altezza.
Quando era piccolo io lo adoravo.
Mi piaceva dargli il biberon, tenerlo in braccio, stare semplicemente a guardarlo.
Avevo un effetto calmante su di lui e quando piangeva se lo cullavo per un po', lui si addormentava tra le mie braccia.
Perfino sua madre si stupiva di questa cosa.

Quel rapporto speciale e quell'intesa, ce la siamo portata dietro per anni. Ogni tanto ci perdevamo, ma ci siamo sempre ritrovati. Quando ce n'era veramente bisogno eravamo lì tutti e due, insieme.
Tra tutti i miei nipoti lui è quello che mi assomiglia di più, lui infatti ha i miei occhi, il mio modo di fare e fino ad una decina d'anni fa ci scambiavano sempre al telefono perché avevamo la stessa voce e parlavamo allo stesso modo.

"Mi sono rotto il cazzo" mi dice, "Qui si fanno tutti di cocaina, sai?"
"No, tesoro, non ci siamo. Come fai a dire che si fanno tutti di cocaina? Forse sei tu che esci con le persone sbagliate. Non devi pensare che quello sia il tuo mondo, capito? Io avevo amici a cui ero affezionatissima. Beh, quando uscivo con loro, in certi momenti mi sembrava di essere al Bahnohf zoo di Berlino. Così ho deciso che basta, che per quanto volessi loro bene ci dovevo dare un taglio"
"Si, hai ragione. Non è vero che si fanno tutti di cocaina, c'è anche l'MDMA"
"Ma che cazzo. E comunque spiegamela 'sta storia dell'MDMA che sono curiosa"
"Guarda, dicono che sia una figata pazzesca, il migliore tra gli stupefacenti. Ti fa venire voglia di ballare, ti rende euforico e sai qual é il bello?"
"Cosa?"
"Che ci si sente tutti fratelli. Ho visto sconosciuti abbracciarsi di punto in bianco e scambiarsi i numeri di telefono, ti rendi conto? Per quanto riguarda il resto, le canne se le fanno tutti, poi qualcuno si fa di ero..."
"Ma no, dai, ci sarà giusto qualcuno che se la porta dietro dagli anni '80. Ma chi cazzo vuoi che si faccia d'ero al giorno d'oggi? È una roba da dinosauri. "
"Conosco gente della mia età che si fa d'ero. Oh ma tu non ti vuoi proprio rendere conto della situazione..."
"Scusami un attimo, ma con che cazzo di gente esci? Ma non conosci nessuno che ha degli hobbies normali? Non so, la musica, la cucina, gli scacchi..Io conoscevo tanti disperati, ma conoscevo anche persone normali, eh"
"Ma va Lì, ma che pensi? Qui sono sballati tutti. Tutti. Il problema sa qual è?"
"Quale"
"Che noi ragazzi non c'abbiamo voglia di fare un cazzo"
"E no bello mio, ti proibisco di dire una cazzata del genere. Non è vero che non c'avete voglia di fare un cazzo. Siete annoiati e non avete stimoli. La colpa non è vostra. La colpa è di questa cultura di merda e soprattutto di questo sistema scolastico di merda.
Sai una cosa? Dovrebbe essere la famiglia per prima a farti crescere come persona, a darti la possibilità di esprimerti. Purtroppo però la famiglia a volte non ha le possibilità, la voglia, o le conoscenze per farlo. E lì dovrebbe intervenire il sistema scolastico.
La mia famiglia ad esempio proprio non ce la faceva. Mio padre, tuo nonno, c'ha la terza elementare e in tempo di guerra ha patito la fame. L'importante per lui era che fossi sana e che mangiassi. Non riusciva a vedere altro.
Però avevo la scuola. E io a scuola andavo bene, ero una delle migliori. E sai che cosa me ne sono fatta di tutte le belle parole che i miei insegnanti hanno detto a me ai miei genitori? Mi ci sono pulita il culo, ecco cosa ci ho fatto.
E se invece a scuola non vai bene sei un somaro, uno che nella vita non farà nulla di buono, una causa persa.
Eppure esistono milioni di modi per esprimersi e per crescere, a volte è solo questione di andare appena un pochino più in là del proprio naso.
E a volte c'è proprio bisogno di qualcuno che ti guardi e ti riconosca per quello che sei.

Vattene di qua, esistono altri mondi, altre persone, non fermarti a questa vita piccina, piccina. Conoscerai gente nuova che magari non pensa tutto il giorno a canne, MDMA, cocaina e, minchia ma 'sta storia dell'eroina è proprio vera?"

Lui mi guarda perplesso. Questa cosa dell'andare via proprio non la capisce.

Eppure io ci vedo tanto di buono in lui, ma proprio tanto.
È però così assorbito dal suo mondo piccino, piccino che temo possa perdersi via anche lui.

Arriva l'ora e a me un po' viene il magone, ci salutiamo di corsa.

"Vedrai Lì, il colloquio andrà di merda"
"Ma grazie per l'incoraggiamento"
"È tutto a tuo favore, si chiama psicologia inversa"
"Non fa una piega. Oh, vedi di non combinare altri casini e in bocca al lupo per gli esami"
"..."
"Oh, testa di ciolla, devi rispondere -che crepi-"
"Crepi o non crepi. Sai a me che cazzo me ne frega?"
Appunto, il problema è proprio questo.
Anche perché se dovesse venire bocciato un'altra volta la faccenda inizia a farsi davvero complicata.

"Charlie fa surf.
Quanta roba si fa.
MDMA
Ma ha le mani inchiodate.
Se Charlie fa skate, non abbiate pietà.
Crocifiggetelo.
Sfiguratelo in volto con la mazza da golf.
Alleluja, alleluja"*


*E si torna un'altra volta a "Charlie fa surf" dei Baustelle

giovedì 13 giugno 2013

Milano, le foto

Ci tengo a precisare che non sono una professionista e che non sono nemmeno dotata di un'attrezzatura adeguata.
Mi manca il teleobiettivo che costa un botto.
So di ragazze che per rifarsi le tette vanno su internet a chiedere sovvenzionamenti. E ci sono pure quelli che pagano.
Non esiste una roba del genere per chi si vuole comprare un tele obiettivo?
No?
Ad ogni modo, le mie foto saranno anche piene di difetti, ma io a farle mi sono divertita proprio un casino.
A Milano ci sono stata pochi giorni e uno di questi me lo sono passato in giro per la città con la reflex in mano. Sono partita senza una destinazione precisa, sapevo solo che ad una certa ora mi dovevo trovare in Duomo con una mia amica.
Ho preso il treno e sono scesa in stazione, a Garibaldi. Avevo bazzicato da quelle parti questo inverno, peccato che era buio e non ero riuscita a fare nemmeno una foto.

UniCredit Tower
Appena esci dalla stazione è impossibile non vedere le torri che compongono il complesso della Unit Credit-Tower. Io non ci salirei e non ci entrerei manco se mi pagassero, però l'impatto visivo fa brutto.
Poi appena giri l'angolo t'accorgi  che ti ritrovi in quella Milano triste e grigia e degradata che non t'è mai piaciuta proprio.  Anche se devo ammettere che il suo fascino ce l'ha.




 

Poi lì ho capito dove volevo andare.
Ho preso un altro treno e me ne sono andata in Bicocca, dove c'è l'università.
Chiunque di voi la Bicocca l'ha vista almeno una volta. Non dico dal vivo, però lì ci hanno girato un sacco di videoclips, pubblicità e servizi fotografici.






  




Venire qua mi fa sempre un po' bene e un po' male. Mi fa bene perché penso a tutte le cose belle che ho fatto qua, alla voglia di imparare che avevo, all'entusiasmo che ci mettevo.
Mi fa male perché alla fine mi sono sempre sentita un puntino disperso tra migliaia di puntini.
Vicino alla Bicocca c'è il Teatro Arcimboldi che secondo me è una gioia per gli occhi.
Sarà che a volte sono proprio ossessionata dalle linee ma l'Arcimboldi mi piace tanto.




Dalla Bicocca ho preso il tram e sono scesa in Precotto, dove non ci ero mai stata in vita mia.
Perché il bello di quando vivi vicino ad una grande città come Milano è che ora che te la giri tutta passano gli anni.




E da qui, ho preso la metro e sono andata in Duomo.
Minchia, per fare una foto decente al duomo ci ho messo tre quarti d'ora. Ancora un po' e impazzivo







In metropolitana, in Duomo

E poi niente, ho incontrato questa mia amica ed ex compagna di università che non vedevo da un secolo, ma questa è un'altra storia.

Ci terrei a precisare che oggi ho preso la macchina e ho guidato fino a Bologna, lì ho avuto un colloquio di lavoro (farlocco, solita fregatura di merda) e poi da Bologna me ne sono tornata a Ravenna.
Il tutto senza patente, persa chissà, dove, come e quando.
E stasera, tornata a casa alle dieci dopo essere passata in caserma a fare la denuncia non è che me ne ne sono andata a letto. Ho pensato bene di mettermi a sistemare le foto. Poi ho iniziato a scrivere il post e adesso sono le tre e un quarto.
Ma si può?

giovedì 6 giugno 2013

Il Belpaese

Sto prendendo seriamente in considerazione l'idea di andarmene all'estero.
Oddio, a dire il vero è già da un po' che ci penso, il problema è che non so come muovermi e che cazzo potrei fare una volta varcato il confine.
E poi dove cazzo potrei andare una volta varcato il confine?
Il mondo là fuori è immenso.

Vorrei anche rimanere. Perché adesso stavo proprio iniziando a starci bene qua. Ho conosciuto delle belle persone, ho conosciuto lui.
E poi mi dispiacerebbe lasciare i miei genitori.
Praticamente da bambina e da ragazzina non li vedevo mai perché lavoravano sempre. E il clima a casa all'epoca non è che fosse proprio dei migliori.
Qui è tutta un'altra cosa.
Soprattutto con mio padre ho un rapporto completamente diverso rispetto a quello che avevo anni fa.
E ne avevo davvero bisogno.

Non posso però vivere la mia vita in funzione di quella dei miei genitori. Non l'ho fatto a vent'anni, non lo faccio nemmeno adesso, quindi semmai dovesse presentarsi l'occasione io me ne vado.

Sono stanca di stare qua a farmi prendere per il culo.

Mandi curricula ovunque e non ti chiamano manco per fare colloqui.
E si che non è che io aspiri a fare, che ne so, la consigliera regionale.
No, mi accontenterei di fare la cassiera in un supermercato.
Purtroppo però mi hanno detto che anche per fare la cassiera devi conoscere le persone giuste.
E a questo punto sono arrivata a chiedermi se il verbo "conoscere" venga usato in senso biblico oppure no.
Perché se così fosse, sarei fottuta. In ogni senso possibile e immaginabile.

A Ravenna se guardi su internet scopri che ci sono ben undici agenzie di lavoro.
Beh, non chiedetemi come, ma io sono iscritta a dodici agenzie diverse. Da mesi. Non sono MAI stata contattata da nessuno. E sottolineo che sono stata moooolto di manica larga quando mi chiedevano che lavoro cercassi.
Porca troia.

E si che il lavoro non lo cerco solo a Ravenna, no. Lo cerco a Bologna, a Forlì, a Faenza, a Rimini.
Poi ovviamente c'è anche il discorso che piove sul bagnato e quest'anno 'sto tempo di merda ha spostato l'inizio della stagione sempre più avanti.
Non volevo arrivare a questo punto, ma davvero, io non so più dove cazzo sbattere la testa.

Qualche tempo fa un mio amico mi aveva consigliato di vedere l'iperbolico film di Luciano Salce del 1977, "Il Belpaese "
M'aveva detto di vederlo per due motivi, il primo è che fa ridere, il secondo è che si tratta di un film molto, molto attuale.
Cazzo se aveva ragione.
Guido (Paolo Villaggio) dopo otto anni passate nelle piattaforme in Arabia, torna in una Milano iper violenta e grigia come il piombo di quelli anni. Una Milano con il coprifuoco, che se volevi uscire dopo una certa ora ti toccava indossare il giubbotto antiproiettile. Una Milano in cui se ti volevi aprire un'attività in proprio o pagavi il pizzo o ti facevano o saltare in aria il negozio.

Che poi alla fine l'unico sistema per fare i soldi era andare a fare rapine in banca. Sempre con la speranza che, a rapina ultimata, qualcuno non ti fottesse il bottino da sotto il naso pure a te.
Il tutto raccontato con molta ironia. Mi sono ammazzata dalle risate anche se poi in bocca mi è rimasto tanto, troppo amaro.


"No, non parto, io non lascio l'Italia, chiaro? Hai capito Belpaese? Io resto qui, io non ti lascio. C'hai provato a farmi partire. Guarda come mi hai ridotto, come mi hai bruciato il negozio, me l'hai bombardato, mi hai massacrato, scippato, rapinato, umiliato, ma io resto, sai perché? PERCHÉ SONO UNO STRONZO IO!"


Should I stay or should I go?

lunedì 3 giugno 2013

Io e la reflex


E poi niente. Un giorno decidi che è arrivato il momento di tirare fuori dall'armadio la reflex e ci trovi foto risalenti ad una vita fa. 
Perché ho smesso di usarla? In fondo eravamo così amiche io e lei. Mah.


Tramonto a Cesate

sabato 1 giugno 2013

Anime perse -parte seconda-

Visti i precedenti post pesanti quanto una polenta taragna a colazione ad agosto, e visto che a breve ne arriveranno altri del genere, per ora proprorrei qualcosa di più leggero.

Ovvero:

-Brevi aggiornamenti sulle parole digitate su google da chi si perde per strada e arriva al mio blog-

Reparto "a taste of sex" (come al solito il più prolifico)

"Vuoi vedermi nuda?". Ma anche no.

"Maschi che fanno vedere i cazzi". U signur. Qui non ce ne sono, se vuoi chiedo un pochino in giro poi ti faccio sapere, quanti te ne servono? Dai cinque in su ti faccio lo sconto.

"Conoscete delle troie..." Sono una povera disoccupata, non una politica, di troie non ne conosco.

"Le maiale più belle" Non solo le vuoi porche ma anche bbbone, tu sì che sei un buongustaio.

"Come trovare una troia a cesate" Ma con tutte le cose belle che ci sono da fare a Cesate, tu proprio a puttane vuoi andare? Ma vai a farti un giro al parco delle Groane, vai al Poss, al Beerstrot, prendi il treno e vai a Milano, che cazzo.
Ma poi, siete tutti in giro a cercare troie? Ma conquistarle le donne no, eh?

e per concludere.

"Una bella scopata appena sveglia". Ormai sono mesi che i miei risvegli al mattino non includono incontri ravvicinati del terzo tipo con l'altro sesso. Di solito succede che mia madre mi piomba in camera con la delicatezza di un carro armato, io mi sveglio di soprassalto convinta che qualcosa di terribile si stia per abbattere su di me. Lei che mi guarda con lo sgurado allucinato e dice "Ah, ma sei già sveglia?".
Non parlatemi di sesso al mattino. Vi prego.


Reparto "C'eravamo tanto amati"

"Quando una donna ti dice non vali un cazzo". Anzichè andare su Google, perchè non ti fai qualche domanda? Insomma 'sta poveraccia c'avrà anche i suoi buoni motivi, no? Oh non è che io e te ci siamo conosciuti, vero?


Reparto "Calzature bambini"

"Sandali chiusi Melania" Hai sbagliato blog, mi dispiace.
Ma il sandalo poi non è per definizione una scarpa aperta? Cazzo è un sandalo chiuso?Cazzo di scarpe compri ai tuoi figli??


E finalmente qualcosa di più intellettuale:

Reparto "Cultura e società"

"Film pianeti che si scontrano". Intendi "Melancholia"? Scultem, dam a traa, va' in gaina che l'è mej va la' *

"È comunque una storia d'amore più bella di Twilight" Qualsiasi storia d'amore è più bella di Twilight. Anche quella che sto vivendo in questo momento con i miei tarallucci all'uva passa, cipolla e peperoncino. Ci siamo appena conosciuti e già ci siamo promessi amore eterno.


* "Ascoltami, dammi retta, ubriacati che è meglio" in dialetto in milanese.