giovedì 31 gennaio 2013

Ravenna I'm coming (perhaps, perhaps, perhaps)

Allora ci siamo. Ho impacchettato tutto. Le valigie sono pronte, io un po' meno.
Partenza prevista: sabato ore 9,00 am.
Vado con la mia macchina, una 500 immatricolata nel 1997 che io chiamo Carlotta.
La Carlotta ha 16 anni e come ogni adolescente che si rispetti è instabile, emotiva, insicura di sé. Prima di ogni evento importante si emoziona e si tira indietro tutta vergognosa.
Sicché inizia a fare rumori strani con la marmitta, manda a puttane le batteria, si spegne senza motivo. Una volta la stronza mi ha abbandonata sulla Saronno-Monza mentre stavo andando a fare un colloquio di lavoro. E avevo pure il telefonino scarico.
Di solito la uso qui in paese per andare fare la spesa o per raggiungere la posta.
A 'sto giro la Carlotta dovrà spararsi 350 chilometri.
Durata prevista per il viaggio tenendo conto del traffico: 6 ore minimo. Si perché se vado a più di 80 all'ora, lei, che si crede fragile e delicata come un fiore appena sbocciato, prende paura e inizia ad emettere rumori anomali tipo macinino del caffè che tritura pietre. Superati i cento perde aderenza con l'asfalto e con la realtà e ha la stessa stabilità che ho io dopo una Tennent's media a stomaco vuoto.
Intraprendere un viaggio del genere avrebbe spaventato anche Cristoforo Colombo, figuriamoci me che arrivo a malapena fino a Caronno Pertusella.
Così ho chiesto al figlio di mio fratello, che ha quasi 19 anni, di accompagnarmi. Me lo sono lavorato un po' cercando di indorargli la pillola.

"Dai, che c'è da divertirsi! Ma te lo immagini? Musica a palla, insulti ai camionisti, tour gastronomico di tutti gli Autogrill che riusciamo a beccare. Ah! Dimenticavo! Happy hour all'arrivo che giuro, se ti ubriachi a tuo padre non gli dico niente"
Lui, che a differenza mia l'età sua nuova se la sta vivendo e alla grande, mi ha risposto, che no, non si poteva fare. Il sabato deve stare con la morosa prima e con gli amici poi.
"Ma, ma come? Mi abbandoni? Ma io ho paura!"
"Ma finiscila che c'hai 30 anni"
"30 anni non sono troppi per avere paura, ricordatelo"
"Per avere paura no, ma per bersi il cervello si."

Grazie al cielo mia cognata mi ha fermata in tempo prima che gli mettessi le mani addosso e per evitare spargimenti di sangue si è offerta, non troppo volentieri, di accompagnarmi lei.
Così saremo io, lei e la Carlotta. 
Chi diserterà per prima? Io che all'ultimo non ce la farò ad abbandonare sul serio il mio paesino? Mia cognata che cambierà idea e si inventerà qualche scusa pur di non affrontare il "viaggio della speranza" come suole definirlo?La Carlotta che non appena capirà che dovremmo andare a Ravenna farà saltare in aria il motore?

mercoledì 30 gennaio 2013

Regole anti-abbruttimento

Sto per affrontare un periodo della mia vita piuttosto delicato e complesso.
Trasferirmi in una città nuova, tornare MOMENTANEAMENTE a vivere dai miei genitori, cercare un nuovo lavoro, sono tutti eventi troppo stressanti per una creatura delicata, sensibile e vulnerabile come la sottoscritta. Che poi presi e affrontati singolarmente forse un margine di speranza avrebbero anche potuto lasciarmelo. Tutti insieme no. Il risultato rischia di essere la disfatta totale.
Così ho deciso di appuntarmi alcune regole che, se seguite con costanza, mi aiuteranno a mantenere uno stato psicologico se non ottimale almeno vagamente accettabile.

  • Vivere la presenza dei miei genitori non come una mannaia piantata dietro la schiena ma come un supporto emotivo ed economico. Mio padre è di malumore? Io mi chiudo a crisalide evitando di essere contagiata dalle sue ondate di pessimismo. Mio padre è di buonumore? Me lo porto al bar, così dopo un paio di spritz che ovviamente pagherà lui, torneremo a casa felici e contenti.Mia madre, che a differenza di mio padre è innocua, la potrò sfruttare per imparare a cucinare decentemente e a gestire una casa (sempre che lei negli ultimi 10 anni abbia imparato a farlo)

  • Ascoltare musica:  quando sarò a casa il pc sarà sempre acceso con della musica di qualità in sottofondo. E farò anche lunghe passeggiate in spiaggia con gli auricolari alle orecchie. La musica è vita. E siccome in certi momenti avrò la vitalità di un bradipo in stato comatoso, ne avrò bisogno. Il massimo sarebbe riuscire a convincere mia madre a fare le pulizie ascoltando gli Iron Maiden o mettere i Butthole Surfers a tutto volume mentre vado in giro per Ravenna in macchina con mio padre. Figata.

  • Affidarmi a tutto ciò che può nutrire e distrarre la mia mente: libri, film e telefilm. Me lo dovrò ricordare sempre. Perché poi immancabilmente arriva il giorno in cui ti senti sovrastata dagli eventi e ti ritrovi lì che ti costa fatica perfino muovere l'alluce del piede sinistro. E in siffatte condizioni pensi a tutto tranne che magari guardare "Sex and the city" è una gran botta di vita o che leggere ti riempie le giornate.

  • Mangiare in modo sano ed equilibrato: Noi siamo quello che mangiamo e io non voglio essere un fagotto di grassi saturi condito con additivi e conservanti. Quindi dico si alla frutta e alla verdura. Si a cucinare qualche manicaretto sfizioso una volta alla settimana. Si a qualche cena o pranzo fuori. Stop agli aperitivi e all'uso smodato di carboidrati. La prossima volta che ho bisogno di affetto, anziché farmi una carbonare, abbraccio Pippo, il mio pupazzo preferito dal 1984. Che tanto mi dà più soddisfazione lui che certi uomini che conosco.

  • Viaggiare, viaggiare, viaggiare: Ovviamente finché non trovo lavoro col cazzo che viaggio.Nel frattempo posso però dedicarmi a visitare per benino la Romagna. Fare giusto qualche gita nel fine settimana, spingermi fino all'Emilia, alle Marche, alla Toscana. E fare tante foto, così tante da mandare in tilt perfino Instagram.

  • Uscire e conoscere più gente possibile: non è che posso subito trovare persone con cui entrare in sintonia perfetta. Lo so. L'importante però è darsi un po' al mondo. Che poi il mondo ti torna indietro. Certo, poi bisogna vedere in che modo, se di striscio, sul coppino o tra i denti. Io però non ci voglio pensare e sono convinta che incontrerò tante persone stimolanti.

  • Fare tanto esercizio fisico: andare a correre, andare in bici, fare sesso con regolarità. Ecco, questa è tra tutte la regola più difficile da mettere in pratica. Non amo molto l'esercizio fisico a parte il sesso. E per fare sesso in modo decente non posso affidarmi a Pippo. Quindi...

La lista è pronta, appena riesco la stampo e me la appendo sul frigorifero.


domenica 27 gennaio 2013

Sigarette, chili di troppo e alcool

Quando ero adolescente e affogavo i miei dispiaceri nell'alcool, m'ammazzavo di sigarette e c'avevo il sex appeal di un comodino, non avevo nessuno in cui riconoscermi. Oddio, a dire il vero mi riconoscevo in tante persone.
Tipo la cassiera stonata del supermercato dove andavo a prendere il latte o quell'anima persa della mia amica che stava messa peggio di me. Non mi sentivo onorata di questo però.
Leggere libri e vedere film non mi aiutava di sicuro.

Avevo nove anni quando ho visto per la prima volta "Via col vento" e ci ho lasciato il cuore.


Rossella O'Hara.
Da ragazzina volevo essere come lei.
Gran gnocca, piena di vita, grintosa, circondata da uomini che non potevano sottrarsi al suo fascino.
Io ero tutto, tranne che gnocca, piena di vita e grintosa. Ero circondata da uomini, quello si. Peccato che non mi cagava nessuno.
Fossi stata in lei non sarei arrivata neanche al secondo tempo. La moglie dell'uomo che amo sta per partorire? Fuori impervia la guerra e io devo portare in salvo lei e il marmocchio? Ma col cazzo!
Io avrei abbandonato Melania e me ne sarei andata nei campi di cotone a lasciarmi morire.

Seconda, ma non per importanza, Lux de "Il giardino delle vergini suicide".




Ecco, Kristen Dunst quando schiatterà dovrebbe essere spedita dritta dritta all'inferno. La sua colpa? Semplicemente questo, è troppo figa.
Io mi mettevo davanti allo specchio e imitavo il suo sguardo nella scena in cui viene letto ad alta voce il diario di Cecilia.
Ero antiestetica quanto il piede di un tedesco con il calzino sotto il sandalo  e femminile come Diego Armando Maradona. Cercavo almeno  di fare l'occhiolino ma non riuscivo nemmeno a tenere aperto un occhio si e uno no.
Lei era una disadatta che viveva in una famiglia disfunzionale. Io ero una disadattata con due genitori rompicoglioni, non avevo il diritto di essere magra e figa pure io?

E passiamo alla mia terza eroina dell'età mia nuova, anzi passiamo all'eroina vera e propria: Christiane Vera Felscherinow, in arte Christiane F.




Avevo tredici anni anche io quando ho letto per la prima volta "Noi i ragazzi dello zoo di Berlino".
All'epoca sentivo la sua anima affine alla mia, tanto che avrei voluto iniziare a drogarmi anche io. Non mi sono data all'eroina per quattro motivi sostanziali:
1) Mio padre non me lo avrebbe mai permesso.
2) Verso la fine degli anni '90 non c'era poi così tanta eroina in giro
3) Se anche ci fossero stati degli eroinomani nel mio paese di sicuro non avrebbero cagato me.
4) La vita da eroinomane sarebbe stata troppo stressante per me.

Niente, mi sentivo tagliata fuori, disorientata. Non mi sentivo rappresentata.
Poi un giorno, a ventidue anni, quando ero in crisi con il mio ex moroso incontro lei.




Non che "Il diario di Bridget Jones" sia chissà quale film (Il libro da cui è tratto poi è davvero noioso) ma ha avuto il pregio di farmi capire che allora non ero l'unica stronza che aveva qualche problema con l'alcool, compensava le carenze affettive col cibo e campava collezionando una figura di merda dietro l'altra.
Ed ero felice! Felice perché avevo finalmente qualcuno in cui riconoscermi e perché a differenza di Bridget ero giovane e c'avevo una vita davanti e potevo ancora migliorare. E c'avevo anche un fidanzato, un po' balengo ma c'era.
Adesso ho quasi 30 anni. Sono single.
Ho smesso di fumare, è vero. Peccato che ogni tanto quando mi viene voglia di sigarette mi compro un pacchetto che di solito mi schiumo nel giro di una serata.
Amo i carboidrati in qualsiasi forma essi si manifestino. E anche la carne, soprattutto se di maiale. Il pesce pure. Se crudo ancora meglio.
Ma ve l'ho già detto quanto mi piacciono i carboidrati?
Quando esco mi capita di bere troppo e fare figura di merda.
Chi mi vuole bene si preoccupa e mi fa notare che per trovare un moroso dovrei essere più fine, usare un linguaggio meno sboccato e imparare a stare a tavola come si deve.

Sono preoccupata per questo?
A volte un pochino.
Di solito non me ne frega un emerito cazzo.
Non ho paura di essere mangiata dai cani alsaziani. Sono io che mi mangio loro.

P.S. Secondo me Renée Zellweger con qalche chilo in più stava decisamente meglio che adesso.

giovedì 24 gennaio 2013

Instagram-dipendenza

Siete sempre stati un po' maniaci delle foto?
State attraversando un periodo della vostra vita in cui avvertite la necessità di esprimere la vostra personalità, ricevere nuovi stimoli e allargare la vostra cerchia di amicizie?
La vostra salute mentale vacilla?
Fate come me e convertitevi ad Instagram, un divertentissimo programma che vi permetterà di:

  • Fare foto bellissime ed altamente creative utilizzando dei filtri particolari (20 se non sbaglio). Quando questi 20 filtri non vi basteranno più, niente paura! Potete scaricare Hipstamatic, che per solo un euro e settanta vi consentirà di avere a disposizione mille mila tipi di lenti, filtri e flash. Dopo un mese di Hipstamatic vi perderete nelle milioni di combinazioni possibili, al punto che non saprete neanche più come vi chiamate e chi siete. A quel punto però del vostro nome e della vostra identità non ve ne fregherà più un cazzo, quindi non preoccupatevi.

  • Fare foto ovunque e in qualsiasi momento. La figata di avere un'app per lo smartphone è proprio questa: non avere limiti anche quando i limiti sarebbero giusti e necessari per il vostro benessere fisico psichico e sociale. Non importa dove andate, con chi siete e cosa fate. Tutto è buono per uno scatto. Il parcheggio del supermercato, il bidone della spazzatura, quel tizio che passa in bici, quella cagata enorme che ha fatto il vostro cane e che sa dio se ne farà ancora altre così, meglio imprimerla nella memoria. I vostri amici inizierete a salutarli con un clic, ritraendoli in pose ed espressioni imbarazzanti. Loro si preoccuperanno e vi eviteranno. A voi non importerà nulla e continuerete a scattare, mentre vi lavate i denti, mentre mangiate, mentre guidate. 

  • Condividere le vostre foto con gli altri utenti. Utilizzando i tag, potrete dare una sempre maggiore visibilità alle vostre foto. Ma attenzione! Non crediate che taggare le foto sia un'operazione facile! I tag sono milioni, alcuni vi consentiranno una maggiore visibilità, altri meno. Dovrete tenervi sempre aggiornati, fare ricerche, studiare e occuperete ore preziose dei vostri giorni solo per digitare 'sti cazzi di codici ogni volta che scattate. Sarà un lavoro sporco, duro ma quando i primi "mi piace" fioccheranno avvertirete un piacere fisico impagabile (che a me torna molto utile visto il poco sesso che faccio). Se a differenza della sottoscritta avete un lavoro, un/a compagno/a, dei figli, una vita appagante e stimolante, per l'amor di dio lasciate perdere e mettetevi in salvo finché potete.

  • Incontrare nuovi amici.  Inevitabilmente inizierete a conoscere persone nuove. Perfetti sconosciuti diventeranno i vostri "seguaci" (si, ho scritto bene, seguaci, non follower. Termine che a me fa sentire come un guru ). A questo punto vi rimane solo una cosa da fare, scaricare InstaMessage , un'app che vi consentirà di chattare in tempo reale con gli utenti di Instagram che a loro volta avranno già provveduto a scaricarla. Io ho trovato tanti amici nuovi di tutto il mondo!!! Se sono uomini dai 20 e ai 30 anni, non pensate che vi stiano contattando perché sono rimasti folgorati dalle vostre foto o perché vorrebbero discutere di filtri e prospettive. Dopo il primo "Hi!" vi manderanno loro una foto altamente artistica, dove sono in mutande e con il pacco bene in evidenza. Oltre ai pervertiti troverete gente che vi contatta a tutte le ore del giorno e che vi fa proposte assurde. Una volta sono stata contattata da un ragazzo del Kwait (come si chiamano gli abitanti del Kwait? Kwaitiani?) che mi voleva come sua partner, non ho capito se negli affari, nella vita o in entrambe le cose. Mah...

Ora, la mia domanda è questa: sopravviverò a tutto questo? Che sarà di me? Dove finirò? In Kwait?
Sapete se esistono dei gruppi di supporto, delle terapie d'urto, dei farmaci? Il metadone può andare? E se mi buttassi sull'alcool? Infondo non è mica vero che chiodo scaccia chiodo?

mercoledì 23 gennaio 2013

Come in un sogno

Ha iniziato a nevicare sabato sera. A me la neve da bambina piaceva. Oggi un po' meno. Ti obbliga a stare in casa, a non prendere la macchina. Ti deprime e io sono notoriamente metereopatica.
Ultimamente, che non mi importa di niente e di nessuno, non mi sono chiusa in casa e sono andata giusto giusto a fare una scappatina in Piemonte da un amico, dalle parti di Biella che è davvero una cittadina graziosa.

Ho bevuto, mangiato, visto posti bellissimi, camminato sulla nave con solo i miei stivali neri, sono scivolata tante volte, chiacchierato come non facevo da tempo, imparato qualche accordo di chitarra,.
Anche se purtroppo a me di la minore, re maggiore e do sticazzi non me ne frega niente.
Io voglio suonare "Under the bridge" come John Frusciante, con il cappellino da peruviano. Devo solo impegnarmi un pochino, ma ce la posso fare.

Oltre alla neve c'era la nebbia, una nebbia che ha creato un'atmosfera fiabesca e irreale che mi ha fatto sentire in un sogno.
Queste le ho scattate al santuario di Oropa






Poi quando era già buio siamo andati a Biella, nella parte alta.
Mi trovavo in un posto incantevole, dove non c'era nessuno. Non mi sembrava vero.



E poi abbiamo fatto l'aperitivo (che è il pasto della giornata che prediligo e che faccio più spesso) in un ristorante-libreria. Sorseggiare vino, circondata dai libri è qualcosa di spettacolare. Purtroppo non sono riuscita a fare foto perché era troppo buio e io il flash non lo uso mai. Prefersico arrangiarmi con la luce che c'è.

A breve tutto questo finirà, la fase-cazzeggio dovrà necessariamente concludersi. e io dovrò cercarmi lavoro in una città nuova. Sono stata così bene in questo ultimo periodo che non sono preoccupata neanche un po'. Dovrei?

venerdì 18 gennaio 2013

Gli uomini non capiscono un cazzo

Generalizzare è sbagliato.
Sfogarsi è cosa buona e giusta.

Ieri
Io: "Ma si può? Quell'altro dopo che mi ha lasciata si è messo subito insieme ad un'altra. Manco il tempo di elaborare il lutto..."
Lei (una mia amica): "Cosa vuoi che ti dica? Gli uomini non sanno stare da soli, si buttano tra le braccia della prima che incontrano."
Io: "Ma, ma..."
Lei: "Non ce ne sono di ma. Gli uomini non capiscono un cazzo"

 Più tardi
Lei: "Ma ti pare che tutte le volte gli devo ricordare che mi deve dare i soldi per le spese delle casa?"
Io: "Tesoro... me l'hai detto tu che gli uomini non capiscono un cazzo"
Lei. "Hai ragione, cosa parlo a fare io?"

Più tardi ancora (sunto di una conversazione su messanger)

Io (triste, depressa e sconsolata. Incazzata pure): "Alla fine il modo in cui io percepisco te è completamente diverso dal modo in cui tu percepisci me. Tu fai un po' parte della mia vita. Io non faccio parte della tua"
Lui (tipo che mi piace, fidanzato. Non con me): "Lo sai quanto ti voglio bene... e poi percezioni diverse possono portare a obiettivi comuni"
Io: "Si, ed è ingiusto"
Lui. "Posso chiamarti?"
Io: "No"
Lui: "Non appena ci rivedremo ti ripagherò di tutto..."
Io (in uno slancio di gioia): "Davvero???"
Lui: "Si, inzierei concentrandomi sulle tette..."

E dopo una giornata come questa come mi dovrei sentire io?
Devo aggiungere altro?
Ah già, dimenticavo! GLI UOMINI NON CAPISCONO UN CAZZO.



mercoledì 16 gennaio 2013

Milano


Un po' mi dispiace lasciarla.
Anche se so che non è un addio, quei 350 chilometri che ci divideranno sono davvero troppi per me.
E non potrò mai ringraziarla abbastanza per avermi insegnato che c'è qualcosa oltre la provincia, qualcosa di più vivo e colorato che non queste quattro casette messe in croce, questo tempo sempre uguale a se stesso.
Sono cresciuta in un quartiere residenziale di provincia, pieno di villette a schiera, disposte in modo ordinato tra un prato e un altro, C'è tanto verde, tanti alberi. Ed è tutto pulito.
Una volta un mio amico è venuto qua e mi ha detto che sembra di essere in Svizzera.

L'aria però è pesante ed è sempre quella. Non ci son stimoli qui. Diventiamo grigi col tempo, io le persone con cui sono cresciuta. Ci preoccupiamo del nostro pezzettino, vogliamo sistemarci , costruirci una famiglia. Come si è sempre fatto e sempre si farà.
E nessuno si preoccupa di sentire quanto tutto questo ti faccia sentire vuoto dentro. Che poi il vuoto lo riempi e lo riempi male, con le cose sbagliate.
Forse sono io che il mio paesino proprio non lo riesco a capire, chissà. Forse siamo come due amici che dopo un po' che passano tutti i giorni insieme non hanno più niente da dirsi e iniziano a non sopportarsi più, a gettarsi addosso le proprie frustrazioni

Milano è l'evasione per me. Quando mi sono lasciata e avevo davanti tutto un mondo da riscoprire ho iniziato proprio da lei. Perchè l'aria che respiri sui Navigli e in porta Ticinese non la respiri da nessun'altra parte. Perchè Milano basta stare a guardarla e ti racconta una storia, e tu la racconti agli altri mentre ti butti in mezzo alla gente con l'iphone in mano fotografando chissà che cosa.
Milano per me ha rappresentato tutto quello che c'era ancora da vivere. Le sono profondamente grata per questo.

















Naviglio Grande
Pattini alla fiera di Senigallia
               
                      
via Montenapoleone


Vicino a Piazza del Duomo



martedì 15 gennaio 2013

Caos

In questa casa non si capisce più un niente.
C'è disordine ovunque.
Si sono bruciate le due lampadine superstiti delle tre che stavano nella plafoniera in cucina.
E buio fu.
Il decoder si è spento ieri da solo e oggi non dà segni di vita, così mi è toccato dire addio a Real time e a Mtv, mie fedeli compagne di vita da quando sono rimasta a casa dal lavoro.
Oltre a me è impazzito anche il pc.
Le porte di eMule, che una mia cara era riuscita ad aprire dopo aver bestemmiato come uno scaricatore di porto per un'ora, si sono chiuse un'altra volta. Da sole.
A me 'sta cosa inquieta un po' perché è come se io domani mattina mi svegliassi e mi ritrovassi vergine, come cazzo è possibile?
E come se tutto ciò non bastasse ho anche scoperto che Messanger è dotato di vita propria e può contare su un quoziente intellettivo superiore perfino al mio (come se ci volesse tanto, eh?), infatti per ravvivare la mia vita sociale ha pensato bene di cambiare le impostazioni del mio account svelando il mio cognome a mezza Italia. Quella mezza Italia un po' strana che ho conosciuto in chat negli due mesi.
Adesso non posso più manco chattare senza la paura di finire nelle mani di qualche maniaco, sempre se non ci sia già finita ovviamente
Mi sento senza stimoli e culturalmente emarginata.
Mi muovo tra gli scatoloni in modo confuso. Non riesco ad organizzarmi, prima faccio una cosa, poi un'altra. Se ogni tanto non venisse mia cognata a darmi una mano a quest'ora sarei morta, sommersa dai pacchi.
Eppure ogni più piccolo e quasi certamente inutile gesto è circondato da una sacralità che mi fa stare bene, che mi riempie di caldo.
Non era mica Nietzsche che diceva: "Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante"?
E io chi cazzo sono per dargli torto?
Non so se riuscirò mai a generare una stella danzante, anche perché non saprei proprio cosa farmene. Dove la metto? Sul comò? La porti al museo delle scienze naturali? Me l'attacco al collo che magari fa tendenza?
Qualcosa di buono ne verrà fuori però, già solamente scriverlo vuol dire tanto per me.

domenica 13 gennaio 2013

Fire

Ecco che quando meno ci pensi, lui ritorna.
Intanto che prepari tutto per il trasloco, ti accorgi che il tuo ex, la persona con cui sei stata insieme per dieci  anni e con cui hai convissuto per tre, ha dimenticato a casa tua diversi capi d'abbigliamento, alcuni manuali e dei documenti, credo, importanti.
Ritrovarlo in quelli oggetti non mi ha fatto alcun effetto.
Assolutamente no.
E poi è una storia vecchia ormai, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta.
Mi ha lasciato a luglio e dopo nemmeno un mese era già fidanzato-in-casa con un'altra.
Ognuno ha tutto il diritto di costruirsi la propria felicità come meglio crede.
E io non gli porto rancore. Metterò tutte le sue cose in un pacco e farò in modo che le possa riavere.

Oppure potrei fare un bel falò.
Mettere insieme tutto e accenderlo come si fa con la risposta definitiva da Jerry.
Tanto la carta brucia che è un piacere. Soprattutto se la bagni bene con la benzina.

Si, fare un bel falò giù nel cortile del condominio, chiamare i vicini, fare festa.
Prenderei badili, metterli sul fuoco e cuocerci sopra le uova come fanno gli zozzi da noi durante la festa del paese.
Far girare vin brulè e canne, cantare ubriachi intorno al fuoco, darsi pacche sulle spalle e dirsi quanto ci si vuole bene. Che bella idea che ho avuto.




mercoledì 9 gennaio 2013

Preludio


La mia vita sta per cambiare.
A breve mi trasferirò. Ho voglia di conoscere persone nuove, ho voglia di innamorarmi (o forse anche no).
Ho iniziato dai vestititi, perché è sempre un piacere sentirli tra le mani intanto che li pieghi e li metti in valigia. Osservarli, pensare a nuovi abbinamenti, ripescare quelle vecchie ti shirt che mettevo quando avevo diciassette, vent' anni.
Una in particolare ricordo di averla indossata per sbaglio quando ho dato l'esame di musica e arti visive.





traduzione: tutti in cascina a ubriacarsi



Poi ho iniziato a mettere i libri negli scatoloni.
Non ho una libreria curata, la maggior parte dei miei libri li ho ereditati da mia madre che li acquistava seguendo una logica collaudatissima, quella della “alla cazzo di cane”.
Molti che ho preso io sono stracciati e scritti, alcuni hanno i bordi smangiucchiati dal cincillà che adesso non ho più.
La mia professoressa d'italiano delle superiori diceva che avevo una forte aggressività repressa e la sfogavo con i libri. Io avrei preferito sfogarla con qualche vaffanculo in più, ma ero una personcina a modo e non potevo.
Ho ripreso in mano il primo libro che ho letto e un altro libro che credo rileggerò a breve




Il primo libro che ho letto. Avevo sette anni

3 dei miei 6 scatoloni
"Troppo amore"


















Mi sono accorta che ho almeno due anni di bollette pagate da sistemare nei vari scomparti del raccoglitore, ho perso documenti importanti eppure conservo ancora la prima ecografia ginecologica che risale ad almeno undici anni fa.
Ho trovato anche quel felice documento in cui viene c'è scritto che la mia mamma ha scoperto di essere incinta all'ottavo mese di gravidanza, all'inizio sono stata scambiata per una cirrosi epatica poi per un tumore al fegato. Di solito quando lo dico alla gente non ci crede. Ora c'ho le prove.



"Curavano la cirrosi epatica o un tumore epatico e
invece a 8 mesi ha scoperto che era incinta!!!!!"